recensioni dischi
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TIM BURGESS  "Oh no I love you"
   (2012 )

E’ lecito dire che, nel corso degli ultimi due anni (nei quali i suoi Charlatans si sono, teoricamente, riposati un po'), Tim Burgess è stato invece un uomo molto, molto impegnato. Ha pubblicato l’autobiografia “Telling Stories”, ha avviato l’audace etichetta discografica O Genesis, lanciando una serie di singoli che riflettono i diversi interessi musicali di Burgess e il suo fenomenale talento creativo. Questa etichetta discografica include artisti come il cantautore Joseph Coward, R Stevie Moore, Replicas, Nik Cold Void, Electricity In Our Homes, Jack Underwood. E’ più che attiva la sua presenza su Twitter, dove il suo Tim Peak's Diner é diventato un luogo virtuale di incontri per maniaci musicali di tutto il mondo. Questo, insieme ai suoi eclettici dj set, hanno portato Burgess all'attenzione di BBC 6 Music, che gli ha commissionato di produrre spettacoli a Natale e a Capodanno. E poi, naturalmente, c'è questo suo nuovo album da solista ''Oh No I Love You'', il quale presenta, senza dubbio, alcune delle musiche più belle di Burgess. Mentre molti dei contemporanei di Burgess degli anni '90 sono scomparsi, lui e i suoi Charlatans hanno continuato ad evolversi, prendendo la decisione coraggiosa di realizzare online gratuitamente uno dei loro album più recenti. Si ha l'impressione che, se non si addentra in questi rischi, Tim Burgess possa annoiarsi. "Mi auguro di non smettere mai di eccitarmi, perché mi è sempre piaciuta l'idea di fare cose nuove e continuare a fare cose", dice. "Più cose ho che mi orbitano intorno, e più mi eccito. Sempre di più. Voglio tenermi occupato e stimolato, e ho avuto un bel po 'di tempo, lasciando Los Angeles e buttandomi sulle Seven Sisters". Questo ritorno nel Regno Unito, dopo alcuni anni trascorsi prevalentemente in California, ha coinciso con la decisione di scrivere l’autobiografia per la Penguin. Ma Burgess non si è accontentato solo di guardare al passato: ha voluto rivitalizzare il suo presente e guardare al futuro. "Mentre scrivevo il libro pensavo che dovevo fare anche un disco", spiega. Questo. E meno male.