recensioni dischi
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SCHILLER  "Sonne"
   (2012 )

Progetto quasi sconosciuto in Italia, ma di gran successo anche commerciale nella Mitteleuropa, Christopher Von Deylen (mr. Schiller, per intenderci) si rimette dietro le sue tastiere e rimette dietro ai microfoni svariati ospiti per il nuovo capitolo di una discografia fatta di straripanti album – anche qui si viaggia sulla trentina di tracce – e successivi live con altri inediti. “Sonne”, di fatto, non toglie e non aggiunge niente a quanto ascoltato prima: un genere che si può definire elettronica, ambient, synthpop qual dir si voglia, e che invoglia a lasciare per un attimo perdere quello che si sta facendo e mettersi ad ascoltare, nella più totale tranquillità. Alternando strumentali e vocali (tra i tanti a far coda per lui, stavolta, Andrea Corr dei Corrs), ma cadendo forse nell’errore delle ultime uscite di Schiller. Ovvero, lasciarsi un po’ troppo andare al relax, con il rischio di far scivolare prodotti di alta qualità nel più classico Buddha Bar da cassetta, anonimo sottofondo da aeroporti o ascensori. Errore grave, perché ad ascoltare bene le sinfonie elettroniche del disco si capisce che dietro c’è ben altro lavoro, ma Schiller, agli esordi, sapeva mettere maggiore ritmica alle proprie cose, rendendole adatte non solo all’ascolto, diciamo, meditativo, ma anche alla discoteca (“Glockenspiel”, per intenderci). E “Sonne”, invece, resta nel più recente solco del vorrei-ma-non-so-se-posso, diventando disco assolutamente imperdibile ed ipnotico per chi fosse al primo ascolto del soggetto, ma risultando un già-sentito per chi, invece, segue la cosa fin dalle prime uscite. “Benvenuto nel nuovo mondo di Schiller”, dice come sempre la voce che introduce il disco, ma forse tanto nuovo non lo è, e Christopher potrebbe andare un attimo a ripetizioni dal quasi zio – musicalmente parlando – Michael Cretu, che con Enigma difficilmente ripeteva, ad ogni uscita discografica, gli stilemi precedenti. Tutto sommato, un ascolto piacevole, come si suol dire: se siete novizi ve ne innamorerete, se siete già abbonati, forse, vi risulterà più degradabile. Avercene, comunque. (Enrico Faggiano)