recensioni dischi
   torna all'elenco


EUMIR DEODATO  "Whirlwinds"
   (1974 )

Deodato (di nome fa Eumir) sta vivendo un momento magico davvero imprevedibile nelle classifiche italiane. E’ dal 1973 che fa capolino nelle liste dei dischi più venduti e per un jazzista, per di più di gusto brasiliano, è un avvenimento. Tutto comincia quando il programma tv ADESSO MUSICA utilizza come sigla RAPHSODY IN BLUE. Quel pop jazz levigato fa subito centro e lo proietta tra gli stumentisti più acquistati, in un mercato che tra l’altro è già saturo di dischi per sole orchestre o singoli strumentisti. La sua presenza all’ultima Mostra di Musica Internazionale di Venezia ha sicuramente rinforzato la sua immagine di stakanovista da sala d’incisione e di eccellente musicista nonché geniale arrangiatore in chiave bossa jazz dei brani altrui. E’ nato a Rio De Janeiro dove da bambino suonava la fisarmonica e il pianoforte dilettandosi a reinventare arrangiamenti su brani già noti sostituendo le note con dei segni inventati per l’occorrenza. Cresciuto, sente la necessità di studiare seriamente musica ma quello che gli offre il Brasile gli sembra troppo provinciale e allora comincia a lavorare su testi italiani, francesi ed americani. Così facendo impara le tre lingue che gli saranno molto utili negli anni a venire per collaborazioni storiche. Non può, crescendo, che essere influenzato dalla musica che lo circonda che naturalmente è la bossanova, che dilaga nel mondo grazie a grandi personaggi del calibro di Carlos Antonio Jobim e ne farà tesoro negli anni a venire. Attento al jazz americano, comincia ad arrangiare la musica brasiliana in chiave jazzistica (così come era solito fare Stan Getz) e approdato negli Usa comincia a lavorare con Luis Bonfà e ad arrangiare per grossi nomi della musica mondiale come Wes Montgomery, Roberta Flack e Aretha Franklin. Il suo primo lavoro è il celebre ALSO SPRACH ZARATHUSTRA, primo lavoro sul classico rivolto ad un ampio pubblico, perché già noto come colonna sonora del film 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO. Quindi non ha dovuto riesumare un brano di nicchia ma rimettersi al lavoro su qualcosa di già altamente familiare, senza stravolgerla ma cercando di renderla più jazz e più attuale. Il disco (singolo compreso) arriva in hit parade, complice la spinta data dalla sigla televisiva. Ma non rimane un caso isolato. I suoi dischi (che non sono certamente facili) si vendono benissimo e addirittura quest’ultimo (WHIRLWINDS) sale fino alla seconda posizione degli album più venduti (fermato solo dalla corazzata "BELLA SENZ’ANIMA" di Cocciante). Inciso su etichetta MCA/Universal, dopo il fallimento della gloriosa CTI, l’album comprende titoli come MOONLIGHT SERENADE di Glenn Miller, l’AVE MARIA di Schubert e una versione del bel pezzo degli Steely Dan DO IT AGAIN che forse dal titolo dirà poco ai più, ma appena ascoltata fa esclamare: ah, ma allora è questa! Poi brani originali come WEST 42ND STREET (per chi non è pratico di New York diciamo subito che è un indirizzo di Manhattan), O HAVANA STRUT e la title track WHIRLWINDS. Swing, r’n’b, classicità, jazz latino... c’è tutto. Chi ha valutato le raffinate contaminazioni pop-jazz-sinfoniche effettuate dal nostro su musiche di Debussy e Gershwin gradirà anche quest’altre che coinvolgono Schubert e Glenn Miller. Il singolo di AVE MARIA arriverà anche nelle graduatorie dei quarantacinque più venduti, un’interpretazione coi fiocchi, quasi commovente, piena di pathos religioso, valorizzata con l’uso di una grossa formazione d’archi cui fa eco con il tocco dolcissimo del suo pianoforte. Nel disco Eumir viene supportato da John Tropea e Billy Cobham. Visto il grosso successo la sua casa si affretta a rimettere in circolazione i precedenti long playing e fa uscire sul mercato una grossa quantità di singoli lanciati sul mercato come assaggini dei 33 giri. AVE MARIA e CARAVAN ottengono subito un buon successo e già si sta preparando il prossimo disco, il quarto del musicista, intitolato ARTISTRY, registrato durante un esibizione dal vivo insieme alla sua orchestra al Mississipi River Festival ’74, il quale conferma il gusto, la raffinatezza e le straordinarie capacità del suo modo di suonare il pianoforte con moduli jazzistici. Nella sua gloriosa carriera Deodato ha racimolato ben 16 dischi di platino e per uno che fa jazz non è roba da poco. Soltanto negli Usa ha venduto qualcosa come 25 milioni di dischi. Ha avuto l’onore di suonare con la New York Philarmonic Orchestra e con l’Orchestra di Musica Leggera dell’Unione Musicisti di Roma che non ha nulla da invidiare a quella newyorkese. Per menzionare soltanto qualche artista che ha fatto le sue canzoni citiamo a caso Sarah Vaughan, George Benson e Lee Ritenour. Nel 1976 Massimo Ranieri ha inciso un intero album insieme a Deodato. Un album troppo pretenzioso, nato buono per il Ranieri cantante e per quanto molto bello fu un flop clamoroso. La CGD spese una fortuna e non ne ricavò neanche le spese per le colazioni degli orchestrali! Comunque di quell’album (MEDITAZIONE) che comprendeva musiche di Chopin, Massenet, Schubert e Rodrigo accoppiate a testi infami e vergognosi che tentavano di essere poetici, Deodato trasse le medesime orchestrazioni e arrangiamenti e ne fece un album nuovo intitolato IL CONCERTO DI ARANJUEZ. (Christian Calabrese)