recensioni dischi
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EL SANTO  "Il topo che stava nel mio muro"
   (2013 )

Ruvidità elettriche, asperità analogiche, atmosfere da cinema western di seconda mano. È questo l'universo sonoro di EL SANTO. Un universo fatto da un lato di sonorità grezze e forma canzone, di aggressioni elettriche e suoni lo-fi, che la band esplora nel tentativo di non allinearsi a scene o maniere. Senza fronzoli né pose. Dall’altro, i testi, sarcastici e disincantati, attingono dall’immaginario delle arti visive e della letteratura e sono ora sussurrati, ora declamati e distorti nell'incedere dei brani. El Santo è un progetto musicale che, dal 2011, unisce Giorgio Scorza, Daniele Mantegazza e Lorenzo Borroni, tre ex componenti de La Stasi ("L'estate è vicina", 2007, Baracca & Burattini/Audioglobe), a Pasquale Defina (saggiamente definito da MTV un personaggio iperattivo del panorama rock d'autore italiano, grazie ai suoi progetti come Volwo e Atleticodefina, ma anche alle eccelse collaborazioni con Afterhours, Manuel Agnelli e Emidio Clementi, Sainkho Namtchylak, Steve Piccolo, Cristina Donà...), quest'ultimo in qualità di produttore artistico prima e di membro aggiunto della band poi. Il passaggio dalla sala prove alla registrazione dell'album IL TOPO CHE STAVA NEL MIO MURO è stato naturale e automatico: il disco è stato realizzato - live - presso le Officine Meccaniche di Mauro Pagani, in soli due giorni. In quest'occasione, la band si è avvalsa della partecipazione di Pancho Ragonese al pianoforte, Fender Rhodes e Wurlitzer, di Roberto Romano (già Rossomaltese, poi Volwo, ora Baustelle) al sax e clarino, di Stefano Mazzucchelli al basso e della voce di Federica Vino. Al banco, Antonio “Cooper” Cupertino (audio engineer per, tra gli altri, Teatro degli Orrori, Verdena, Vinicio Capossela e Moltheni), che ha collaborato alla stesura delle parti elettroniche dei rec. Il mix è stato affidato a Gianluca Mancini, già al lavoro con Atleticodefina, Ludovico Enaudi, Juan Mordecai, e il mastering a Giovanni Versari. El Santo, come il misterioso lottatore di lucha libre degli anni '60, celandosi dietro alla sua “maschera” rivendica una propria identità. E proprio in questa direzione si orienta anche la preparazione del live, che vedrà al basso il contributo di Andrea Viti (ex Afterhours e Karma) e la forza espressiva delle videoproiezioni a cura di Giorgio Scorza, cantante e autore testi della band, nonché regista e produttore di cortometraggi e videoclip in animazione.