recensioni dischi
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VAN MC COY  "Disco baby"
   (1975 )

Direttore d’orchestra, Van McCoy ha saputo volgere a suo favore la straripante moda della musica per le discoteche e il boom delle stesse. Tutto questo successo improvviso non è senza una ragione precisa. In patria Mc Coy era noto già da tempo per la sua attività di arrangiatore e compositore e la sua musica risente di influenze jazzistiche sia negli impasti strumentali che nella ritmica. La fusione coro-orchestra avviene nella maniera più logica, senza fratture nel discorso musicale. Alla fine del 1975 si fa conoscere anche in Italia con la canzone THE HUSTLE, legato al ballo dal medesimo nome, legato alle comunità latine di New York è lanciato dalla discoteca newyorchese Adam’s Apple. Questo ballo (che diverrà ultranoto, ballato da Travolta nel 1977, nel film LA FEBBRE DEL SABATO SERA) in Usa diventa un hit clamoroso e lancia alla ribalta il musicista di Washington. Il quale comincia subito a sfornare dischi a getto continuo e non avendo ancora una produzione propria, come avrà in seguito, si dedica a riarrangiare successi internazionali da discoteca adattandoli al suo stile personale. Coadiuvato dai migliori musicisti della città di New York, confeziona piccoli capolavori per un pubblico che, sebbene non avvezzo ad andare in discoteca, ama ascoltare "classici" della disco nelle proprie pareti domestiche o in macchina. Un po’ come potrebbe fare (con le dovute differenze di stile e di ritmica) un italiano come Fausto Papetti. Arrangiamenti sofisticatissimi in stile MFSB di Philadelphia (come stile musicale sono però diversi), qualche hustle (inteso come ballo) per non rinnegare il titolo principe che gli ha dato fama e denaro in abbondanza ed una serie di brani strafamosi come DOCTOR’S ORDERS, DISCO BABY (che è anche il titolo dell’album), GET DANCIN’, PICK UP THE PIECES, FIRE ed altri. Praticamente i successi da discoteca dell’annata. Inutile dire che il disco non faticherà di certo ad insediarsi nelle prime posizioni delle classifiche internazionali. Tanto è vero che la Buddah, sua etichetta precedente, ripropone un suo vecchio album, FROM DISCO TO LOVE, dove McCoy si divide in due: nel primo lato una serie di brani lenti ma comunque sempre di musica soul che ricalcano nello stile le ballate lente alla Barry White, nell’altro lato si mette al servizio di brani più ritmici ma cantati (avete presente Ray Conniff?) da coriste/i e lui al pianoforte circondato da un’orchestra che fa il suo. Il sound è datato ma il disco è comunque godibile . Ora dopo il successo del primo quarantacinque e l’uscita dell’album, Van McCoy ci riprova col nuovo singolo: THE DISCO KID (molto vicina ai modelli di THE HUSTLE) che reca sul retro CHANGIN’ WITH THE TIMES (titolo che sembra quasi autobiografico). Alla fine del 1975 Van McCoy viene nominato Top Instumental Artist e l’album vende otto milioni di copie soltanto in Usa. Van McCoy muore nell’estate del 1979, a soli 39 anni a causa di un infarto, dopo averci lasciato un buon numero di brani come testamento artistico: SOUL CHA CHA, NIGHT WALK, THEME FROM STAR TREK e il citato CHANGIN’ WITH THE TIMES. (Christian Calabrese)