recensioni dischi
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GERARDINA TROVATO  "Gerardina Trovato"
   (1993 )

Una ventina di anni orsono, una promettente artista catanese venne scoperta e lanciata sulla ribalta da Caterina Caselli; la non più giovanissima Gerardina Trovato debuttò sul palco di Sanremo nel 1993 con “Ma non ho più la mia città”, brano che resterà il suo più grande successo ed uno dei suoi episodi migliori. Il primo album, pubblicato quello stesso anno con la produzione di Mauro Malavasi, fu accolto con entusiasmo e la impose all’attenzione del grande pubblico come astro nascente della canzone italiana, status che Gerardina non riuscì a mantenere con successo nel tempo. Pur offrendo qualche spunto degno di nota, questo album di esordio fatica a discostarsi dai più triti clichè dell’italico mainstream, con in più una disarmante pochezza di idee ed una assenza di profondità nei contenuti tanto più sorprendente se si considera che si tratta di un debutto. Con l’eccezione rappresentata dai primi due pezzi (la già citata “Ma non ho più la mia città”, che corre leggera sulle ali di un bel folk gitano, ed il successivo singolo “Sognare, sognare” forte di un bel testo e di un chorus efficace) e dal funky sostenuto di “Forse l’anima”, il disco si affloscia senza mai decollare, regalando soltanto una prevedibile riedizione di Marina Fiordaliso (“Chissà”), di fatto naufragando in un oceano di promesse non mantenute quando avrebbe potuto imporsi come un prodotto fuori dal coro. Ha una bella voce, Gerardina, pastosa, squillante e potente, ma la mette al servizio di canzoni insipide prive di spunti accattivanti (“Lasciami libere le mani” sembra uno scarto di Zucchero); preferisce non rischiare e limitarsi a svolgere un compitino di routine, rinunciando a sperimentare, cedendo di schianto prima ancora di provarci, dispensando unicamente scialbe ballate prettamente sanremesi (“Vivo per te” è addirittura stucchevole), giocando ad imitare Mia Martini (“La mia luna”), e poco altro. Non stupisce che si sia eclissata lasciandosi alle spalle quella sola canzone, la più bella, l’unica che avrebbe potuto indicare una via da seguire. (Manuel Maverna)