recensioni dischi
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ANTONELLO VENDITTI  "Ullālla"
   (1976 )

Quest'album viene registrato al Mulino, uno studio a 40 minuti di macchina da Milano, col gruppo che di solito lavora con Lucio Battisti. Il Mulino ha una particolaritā rispetto agli altri studi di registrazione: non č soltanto un posto dove registrare ma anche un complesso abitabile con tanto di camere e cucina, sala da pranzo, etc. Una sorta di convivio per i musicisti impegnati in registrazione, poter permettere di fare vita comune per un migliore risultato del prodotto. Non č facile replicare il successo di LILLY e difatti questo č un Venditti diverso, forse un album in minore rispetto ai precedenti, ma c'č da dire che si tratta di un momento di confusione per il cantautore della RCA. Il successo ottenuto negli ultimi anni non viene accettato da una parte del suo pubblico che poi era anche quello di De Gregori. Il famoso "processo", subito da quest'ultimo durante un concerto ad opera di una frangia estremista, non si ripeterā con Venditti sebbene non manchino delle avvisaglie di contestazione. Restano comunque i due cantautori di quel genere a vendere di pių in Italia in questo periodo. Venditti ha comunque rinunciato ad andare sul sicuro ricalcando le stesse formule adoperate per la buonissima riuscita commerciale di LILLY. Potrebbe voler dire due cose: in quel momento Venditti aveva qualcosa da dire e non aveva ancora esaurito le idee, oppure era timoroso di irritare una parte del pubblico che lo voleva ad ogni costo barricadero nonostante i cambiamenti fisiologici ed ambientali intorno e dentro di lui. Ivan Graziani č lo special guest dell'album che contiene un brano di estrema attualitā, una canzone dedicata alla tragedia chimica di Seveso, con la nube tossica di diossina del 10 luglio, uscita da un impianto della ICMESA, una fabbrica di antiparassitari e defolianti di proprietā svizzera. Ora sappiamo perchč la Svizzera č sempre cosė pulita e linda, dal momento che la loro spazzatura la mandavano in Italia. Il titolo č proprio CANZONE PER SEVESO. Ogni canzone č in tono con lo stile dell'album ed ogni musica č in perfetta sintonia col proprio testo. STRADA e MARIA MADDALENA contribuiscono ad un’analisi storica sulla condizione della donna. Entrambe parlano di prostitute. La prima č la vicenda di due persone che si conoscono e non sanno niente l'una dell'altra fin quando l'uomo, una sera, scorge lei su un marciapiede. La seconda canzone č sempre la stessa donna ma duemila anni prima, la Maria Maddalena che tutti immaginiamo. Poi troviamo la bella UNA STUPIDA E LURIDA STORIA D'AMORE, un po' sul tipo di MARTA e LE TUE MANI SU DI ME per la costruzione musicale. Poi c'č JODY E LA SCIMMIETTA dove si muovono un bambino, una scimmia ed un presidente. Canzone tipica del periodo (forse giā vecchia all'epoca) dove la simbologia dei tre personaggi č da interpretare come l'innocenza, la droga e la sopraffazione. Poi c'č un brano che a leggerlo adesso fa capire molte cose di quella generazione di cantautori e non, affetta dalla sindrome di Peter Pan: PER SEMPRE GIOVANE. Il terrore del conformismo, della maturitā, di esser considerati vecchi. Il normale trascorrere della vita. Forse č per questo che, a cinquant'anni passati, questa gente si ostina a vivere come ne avesse 25, ostentando una giovinezza che non c'č pių e rendendosi solo patetici, con quel trito e triste anticonformismo innalzato a modello di vita che non č pių nelle loro corde. Particolaritā: il finale del brano č preso a prestito da BORN TO RUN di Springsteen. (Christian Calabrese)