recensioni dischi
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THE HOUSEMARTINS  "London 0 Hull 4"
   (1986 )

Protagonisti, sebbene in tono minore, di una breve ma brillante ed intensa stagione culminata con la seconda metà degli anni ’80, i britannici Housemartins di P.D. Heaton (voce, nonchè fondatore qualche anno più tardi degli ottimi The Beautiful South) e Norman Cook (bassista e futuro Fatboy Slim), quattro bravi ragazzi dalle facce pulite ed il look da nerd, si sciolsero all’apice di una carriera tanto rapida quanto coronata da ottimi successi di pubblico e di critica. La loro scarna discografia, costituita da due soli album e da almeno un singolo chartbuster destinato a consegnarli alla storia (la versione a cappella di “Caravan of love”, cover di un pezzo degli Isley Brothers), comprende una manciata di canzoni briose e scintillanti, che ondeggiano tra il pop più leggero (almeno musicalmente, perchè l’impegno socio-politico di P.D. Heaton, così come i temi religiosi, traspaiono con evidenza dai testi) ed una passione scoperta per il gospel. Un canto al contempo nasale e squillante guida brani up-tempo che riecheggiano sia gli Smiths (l’opener “Happy hour”, il twist irresistibile di “We’re not deep”) che gli anni ’60 (il surf di “Sitting on a fance”, il beat sbilenco di ”Get up off our knees”), in un tripudio ritmico e armonico che rende intrigante e scorrevole l’ascolto. Peccato che il tono generale dell’album soffra la presenza di troppe tracce (la melensa, tediosa “Flag day”, il gospel mieloso di “Lean on me”, ed in generale tutta la seconda metà dell’album), avviluppate attorno al canovaccio dello spiritual corale, che dà l’impressione di ritrovarsi in chiesa appena usciti dalla sala da ballo. Disco altalenante e discontinuo, comunque elegante e ben confezionato, lavoro pulito e gradevole di una band che rimane una lucente meteora nel pop leggero del tempo che fu. (Manuel Maverna)