recensioni dischi
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ONE DIMENSIONAL MAN  "One Dimensional Man"
   (1997 )

One Dimensional Man è stato - ed è tuttora, dopo la recente rinascita dalle proprie ceneri - uno degli strumenti espressivi dei quali Pierpaolo Capovilla, oggi leader degli incensati e decantati Il Teatro degli Orrori, si è servito negli anni per svuotarsi del fiele che gli riempiva la bocca. E di fiele da sputare Capovilla ne aveva parecchio in questo disco di debutto, che è un torrenziale attacco a testa bassa giocato su sonorità abrasive di matrice USA, un concentrato di crudo realismo e di strumenti straziati fino alla soglia del dolore fisico. Il primo, istintivo paragone è quasi inevitabilmente con i Jesus Lizard: brani corti, rumorosissimi, irregolari pur nei loro tre minuti scarsi (terrificante il trittico di apertura, con "Your wine", "Guts", e "Sneak away" a maciullare i timpani in poco più di sei minuti complessivi), devastati da un chitarrismo sonico (con l'eccezione di "Girl" non c'è un solo accordo vero e proprio in tutto il disco) che gioca con accordature aperte e dissonanze albiniane, ben sorretto dal basso distorto di Capovilla e da una ritmica fratturata e destrutturata decine di volte in ogni pezzo. Capovilla latra sguaiato in un canto-parlato spesso filtrato, a volte ai limiti dell'udibile (il recitato di "Last month's rent", che sembra assurdamente - o no? - un pezzo dei Massimo Volume), menando fendenti in una tempesta di distorsioni di proporzioni impressionanti. E' musica quasi completamente privata della musica, corpo ridotto a scheletro: è musica sgraziata, brutta, messa nuda al pubblico ludibrio, sventrata da una violenza maniacale e allucinata offerta senza pause alla vittima di turno, qualcosa di vicino alla pura negatività: rock destrutturato affatto manieristico, ordigno sonoro in continua deflagrazione. (Manuel Maverna)