recensioni dischi
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GREEN DAY  "Dookie"
   (1994 )

Grazie a “Dookie”, terzo album in carriera, ed all’irresistibile anthem della oramai celeberrima “Basket case”, i Green Day, trio di impenitenti burloni da Berkeley, California, si assicurarono la vecchiaia ed una imperitura fama. Il suono che, nel bene e nel male, li contraddistinguerà ancora a lungo per gli anni a venire trova qui la propria sublimazione in quattordici episodi di pop-punk veloce, goliardico e fracassone, infarcito di chitarroni distorti, ritmi serrati e basso pulsante. La voce sguaiatamente squillante di Billy Joe racconta storie adolescenziali ripiene di niente ("She", "Emenius sleepus", "Sassafras roots", "In the end"), ma riesce sempre a farlo con un piglio furbetto che rivitalizza la minestra del giorno prima. L'album annovera nella tracklist almeno quattro pezzi storici della band: l'inno alla masturbazione di "Longview" (la strofa percussiva offre una costruzione ritmica e armonica interessante), la ballata "When I come around" (uno dei filoni che svilupperanno in futuro per uscire dal loro clichè), l'impegnata "Welcome to paradise", e soprattutto la già citata "Basket case", cavalcata ignorante che tutti abbiamo ascoltato, cantato, fischiato, latrato almeno una volta nella vita. Simpaticoni. (Manuel Maverna)