recensioni dischi
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CORNI PETAR  "Novantasei"
   (2014 )

3 chitarre, basso e batteria, i Corni Petar nascono nel 2005 da un'idea di Marco Rossi (già chitarrista degli Shandon) e Giorgio Tenneriello, cantante e compositore milanese. Hanno all'attivo più di 200 concerti tra festival, club e opening, tra i quali Afterhours, Hormonauts, Mei 2005 e 2010, Jack Daniels Tour, Bugo, One Dimensional Man, Miura, Linea77 e tanti altri. Vincono Arezzo Wave Love Festival nel 2005. Il 16 aprile 2010 esce il disco d'esordio "Ruggine" (Ammonia Records), registrato nel corso del 2009 alle Officine Meccaniche Rec. Studios di Mauro Pagani, con la produzione artistica di Taketo Gohara (già producer di Edda, Lombroso, Marta sui Tubi, Ministri e Verdena). Gennaio 2014 vede il ritorno dei Corni Petar con “Novantasei”. In matematica 96 è un numero "intoccabile" e questo, per definizione, non potrà mai essere un numero "perfetto". In questi due semplici concetti si riassume il nuovo album, musica di esperienze e passaggi di stile, storie di buio e di luce, racconti di giorni e di giorni negli anni, rock armonico e assieme intricato, un'altalena di chitarre distorte e melodie fluttuanti. Dapprima eterogeneo nello scorrere degli 11 brani che lo compongono, poi solido nel suo complesso. Emerge per la prima volta il bisogno di fermarsi un istante, fare i conti con noi stessi e le nostre attuali vite, piuttosto lontane da quando siamo partiti e ancora una volta vicine nell'osservare il mondo, così come vogliamo osservarlo. Riportare in musica le emozioni quotidiane che, nel loro ripetersi, finiscono per diventare l'unica arma per rialzarsi e proseguire nel viaggio, cicatrici che diventano sospiri, e si perdono nel tempo. La produzione viene affidata a Marco Posocco, meglio conosciuto nell’ambiente musicale come Nonnasonica. Sound engineer e produttore artistico, direttore tecnico e di produzione di eventi live/tournee dal 1993, domatore di palchi e impianti in tour che hanno attraversato i cinque continenti, ha lavorato con gruppi del calibro di PFM, Afterhours, Morgan, Bluvertigo e altri ancora. La registrazione è stata realizzata per scelta letteralmente in maniera autarchica: effettuata in un ex cascinale dell'hinterland milanese riconvertito a spazio creativo, vede i membri del gruppo, riuniti a turno in una specie di comune, dormire su giacigli improvvisati e respirare la propria musica tutto il giorno, durante l'umida estate milanese. L'artwork elaborato per ''Novantasei'' si riallaccia alle tematiche del disco. Narra dell'umanità, in questo periodo delicato di cambiamento: il peso psichico dei pensieri, le paure, le paranoie e le preoccupazioni che gravano sull'uomo, che lo stancano, lo svuotano e lo distolgono dalla purezza dell'anima. Fuori tutto, via dalla mente: che la paura danzi, che emerga in tutto il suo peso, fino a staccarsi e volatilizzarsi, affinché l'uomo sia libero dal giogo dell'illusione.