recensioni dischi
   torna all'elenco


EDDIE CAT  "Empty fills"
   (2014 )

«Empty Fills» è il secondo cd di Eddie Cat, artista che ha alle spalle una lunga carriera fatta anche di un contratto con la Pressing di Lucio Dalla ed una lunga collaborazione con Samuele Bersani: ha infatti partecipato alla stesura dei brani dell'album “Oroscopo Speciale”, suonato alcune chitarre nell’album “Caramella Smog” ed anche nell’ultimo “Nuvola Numero Nove”. Edward Carl Catalini, in arte Eddie Cat, vive a Trieste da più di dieci anni; anche l’album è nato ed è stato registrato nel capoluogo giuliano, alla Casa della Musica (Urban Recording Studios), co-prodotto dall’autore assieme al produttore e sound engineer Fulvio Zafret. Il mastering è stato curato da Nick Watson a Londra. Eddie Cat è nato a York e ha vissuto in un sacco di posti diversi (dall’Etiopia alla Polonia), dovendo seguire gli spostamenti di lavoro dei suoi genitori. «Empty Fills» è un disco di canzoni come una volta. Le influenze musicali vanno dal rock e pop-folk degli anni '60 e '70 (Beatles, Rolling Stones, Buddy Holly, Joni Mitchell, Tim Buckley) alla musica classica di Mozart e il soul di Nina Simone. Ma anche Prince, Paul Weller o i Led Zeppelin... Degli anni '90 ci sono Jeff Buckley (o meglio, Gary Lucas), Afghan Whigs, Pearl Jam, Alice in Chains (ed in generale il grunge). Sebbene ci siano delle escursioni impegnative nei territori più oscuri dell’anima, Eddie se ne esce con un velo di malinconia, mai di disperazione assoluta. La componente di luce è forte. Più che la luce della speranza, sembra di scorgere la luce della bellezza. Bellezza delle piccole cose, dei dettagli. L’idea portante era di fare un album scarno, suonato quasi esclusivamente da quattro elementi (Eddie Cat voce e chitarra, Daniele Morelli chitarre, Marco Seghene basso e Marco Vattovani batteria), con un utilizzo parsimonioso delle sovraincisioni, cercando di non riempire troppo, di non cadere nel tranello degli artifici che poi dal vivo non si possono ricreare. Non sovraccaricare troppo, ma concentrarsi sulla cura dei suoni che ci sono. Sembra che non ci sia una sola nota fuori posto, o messa per caso: come se tutto fosse forgiato e cesellato alla perfezione, ma con naturalezza. In modo da risultare raffinato, ma non ricercato. Perché «Empty Fills» suona da paura. E in Italia escono pochi dischi così.