recensioni dischi
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NOTHENCE  "Public static void"
   (2014 )

Esce "Public static void", il secondo album di Nothence, progetto in cui Fabio Scagliola (alessandrino trapiantato a Lugano) mette in musica le sue diverse anime. Lasciatosi alle spalle il dolore, la rabbia e la solitudine che avevano caratterizzato il suo album di esordio "Portrayed by a blind painter" del 2012, nel nuovo lavoro l'artista esprime il suo sforzo di ricondurre il "chaos" al "cosmos", di riordinare il disordine interiore, di riconciliarsi col proprio mondo dopo l'alienazione. In netta dicotomia, disordine e ordine si fronteggiano a partire dall'artwork del disco con un algoritmo per calcolare i numeri di Fibonacci sul fronte e una struttura dati sul retro a identificare le tracce del disco. I prodotti di una creatività disordinata sono ricondotti a un ordine razionale. Anche nella musica è forte il contrasto sonoro, tra l'intro al piano ispirata a Satie e il riff in tre quarti di "Chasms". Le tematiche sono svariate: da "Outcast" che tratta l'evoluzione di un solitario che non condivide una società fondata su capitalismo e consumismo, ad "Aura" in cui un episodio di emicrania diventa spunto di riflessione sull'ateismo dawkinsiano dell'artista. Ancora domande esistenziali e un pizzico di determinismo sono alla base del testo di "Destination" cui segue il crudo e nichilista collage di "Scraps" (ritagli). La musica di Nothence non è scritta per essere venduta (come ogni musica autentica) e ricorda la pratica giapponese del kintsugi che consiste nel saldare con metalli preziosi i frammenti di oggetti andati in frantumi. Qui si cerca di ricomporsi attraverso la musica, scrivendo la colonna sonora della propria esistenza, nel tentativo di assumere il controllo del proprio destino. Tra rottura e integrità emergono le cicatrici: imperfezioni dorate da cui nasce una bellezza nuova.