recensioni dischi
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THE GENTLEMEN'S AGREEMENT  "Apocalypse town"
   (2014 )

Come l’operaio senza nome (di cui parleremo tra poco) ha cercato e trovato un’alternativa agli schemi imposti, anche le band hanno cercato (e, a volte, trovato) una soluzione alternativa per la produzione del disco. Nello specifico, l'intero progetto "Apocalypse Town" dei Gentlemen's Agreement è pervaso da una forma nobile e antica (ma tremendamente attuale) di scambio: il baratto. Il primo baratto è stato con il SudEstudio. La band ha lavorato, per tutto il mese di Novembre del 2012, alla costruzione di una delle sale di ripresa dello studio, in cambio di un mese di registrazione. Dopo questa prima fortunata esperienza, la band ha innescato un circolo virtuoso di baratti, che comprendono anche la gestione di un club (Lanificio 25), il coinvolgimento di tipografie (Resistenza Artigiana) e stilisti (Simona Napolitano). ''Apocalypse Town'' è una città che non esiste, paradigma delle moderne metropoli, in cui il centro di ogni cosa è la "Fabbrica", che ingurgita la vita degli operai costringendoli ad uno stile di vita disarmonico, monotono e ossessivo. Un operaio senza nome (eccolo qua!), non riuscendo più a sentire i battiti del suo cuore poichè coperti dai rumori industriali, si ribella e scappa. Il Sistema Fabbrica, perdendo questo piccolo ma fondamentale ingranaggio, crolla gettando nel panico l'intera città che, a poco a poco, si svuota e si trasforma: le autostrade diventano campi di fiori, non nevica più grigio, e chi è rimasto gode ora di uno stile di vita più armonico, legato ai cicli della natura. Questo percorso evolutivo affrontato dall'operaio senza nome è riprodotto all'interno del disco sia attraverso l'impianto narrativo che quello sonoro: la prima parte dell'album è caratterizzata da sonorità industriali (riprodotte anche grazie all'ausilio di strumenti auto-costruiti) e ritmi ossessivi; mentre le canzoni che compongono la seconda parte di "Apocalypse Town" hanno un taglio decisamente più armonico e solare.