recensioni dischi
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GIORGIO BARBAROTTA  "Un fedele ritratto"
   (2014 )

Giorgio Barbarotta è un cantautore rock di grande esperienza. Scollinati ormai i 40 anni (è nato a Treviso nel '72), ha già all'attivo svariati album, cominciando dai 4 lavori realizzati con i Quarto Profilo tra il '96 ed il 2002, per approdare ai suoi album solisti, dei quali questo ''Un fedele ritratto'' è il 4° (in realtà 5° contando la raccolta ''Verso est'', realizzata appositamente per il mercato cinese). In tutto fanno 20 anni tondi di carriera artistica, contrassegnata da un rock sanguigno e rigenerante, e soprattutto da un'attenzione testuale fuori dal comune, non solo in ambito rock. Non è infatti un caso che Barbarotta abbia all'attivo anche un'attività letteraria parallela, avendo pubblicato due raccolte di poesie e racconti, la seconda delle quali (“Era Venere”) in doppia lingua italiano-cinese, andata esaurita in pochi mesi: come avrete ormai intuito, il mondo cinese si è dimostrato particolarmente attento alla proposta del cantautore trevigiano, quasi più (verrebbe da dire) dei suoi connazionali, dal momento che, dopo i sunnominati 20 anni di carriera, Giorgio non è di certo uno sconosciuto in Italia, ma non si può nemmeno dire che il suo nome compaia nell'ideale Hall of Fame della musica tricolore. Sul perché di questo mancato riconoscimento, in altri periodi ci sarebbe stato di che interrogarsi, dal momento che l'Italia ha, negli anni, reso omaggio non solo a Battisti, Vasco e De André, ma anche a Stefano Sani, Christian e Tiziana Rivale. In quell'ottica, quando cioè c'era più o meno spazio per tutti, sarebbe stato davvero impossibile non immaginare un meritato posto per Barbarotta. Ma ora, inutile dirlo, il mercato musicale risente in maniera spropositata della crisi, ed i pochissimi dischi venduti ristringono alla follia i già scarsi spazi per le nuove proposte (se non provenienti da talent show vari, ma questo è un altro discorso...). Quindi, in conclusione, ora può accadere anche che una proposta come quella (validissima) del buon Giorgio non venga riconosciuta dalle masse. Ed è un peccato, credetemi: perché questo nuovo disco è davvero un piccolo gioiello. Gustatevi il singolo ''Camerino al neon'', o la toccante preghiera di ''Gratia Dei'', l'incipit grunge di ''Sbotta', o ancora l'irresistibile sarcasmo di ''Tutti giù per terra'', oppure l'armonica stracciabudella di ''Stelle e strisce'', e capirete che la proposta di Giorgio Barbarotta è tutt'altro che usuale: anzi, meriterebbe vetrine di primissimo piano, ed un plauso alla pari dei veri grandi delle 7 note tricolori. Se ciò accadrà o meno, non ci è dato saperlo. Ma, anche solo gustarsi questi 12 brani, così come si gusta un buon vino trevigiano, è un piacere fisico ed intellettuale che raccomandiamo davvero a tutti. (Andrea Rossi)