recensioni dischi
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ANTINUCCI  "Magica Torino"
   (2014 )

Se si è innamorati della propria città, condensare una dichiarazione d’amore in un extended play può risultare tremendamente difficile. Farlo con soli cinque brani, forse, può apparire quasi impossibile. Se non dovesse bastare, immaginate di doverlo fare in appena venti minuti, e non per una città qualunque, ma per una carica di storia, cultura e magia qual è Torino. Bene, è questa la summa del lavoro di Luigi Antinucci. Per non lasciare nulla al caso, il disco è stato prodotto da un’etichetta indipendente della provincia dello stesso capoluogo piemontese, e l’autore si è avvalso, inoltre, della collaborazione di nove musicisti, rigorosamente originari della città sabauda. “Magica Torino”, questo il titolo dell’EP, è introdotto (neanche a dirlo) da “Torino”, brano d’autore, arricchito da sonorità un po’ jazz, la cui andatura malinconica mette in risalto le parole al miele rivolte alla città, decantandone il fascino innato. “Era Settembre” è un momento romanticissimo: probabilmente il pezzo migliore dell’album, in cui le belle parole (“mentre i bambini crescono, la scuola parla ancora un po’ di te”) abbracciano una melodia che può contare sugli azzeccatissimi strumenti a fiato che fanno da sfondo. Il ritornello, da cantare in un parco, d’autunno, in una giornata uggiosa, farebbe emozionare i torinesi più sensibili. “Le panchine a Torino” ha un ritmo un po’ più vivace rispetto alle prime due, mentre da un punto di vista testuale Antinucci non cambia tema. “TGV” anticipa i cinque minuti di “Magique”, pezzo tutto strumentale in cui si può percepire la straordinaria abilità di coloro che hanno aiutato il cantante in questa breve ma intensa avventura. Mai titolo fu più azzeccato: è davvero magica l’atmosfera creata da quel flusso dolce di note in cui strumenti a corda, fiati e delicate percussioni si abbracciano per generare un vortice emozionale che suggella alla perfezione venti minuti di dolcezza e buona musica. (Piergiuseppe Lippolis)