recensioni dischi
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PUNTO E VIRGOLA  "L'uomo dei tuoi sogni"
   (2015 )

A sorpresa, è con la voce di Bruno Pizzul che inizia il nuovo disco del duo Punto e Virgola. Si tratta di “L’Uomo dei tuoi Sogni”, un album imbevuto di rimandi filosofici e letterari, spesso arguti ma sempre piacevolmente efficaci, affidati quasi sempre alla voce dello storico giornalista sportivo italiano. Si parte con “Le Squadre”: proprio Pizzul introduce l’insolita sfida fra Italia e Resto del Mondo, con le formazioni composte da alcuni grandissimi letterati e scrittori (l'Italia allenata da Petrarca con un 3-4-3 composto da Ungaretti, Saba, Quasimodo, Montale, Leopardi, D'Annunzio, Dante, Alfieri, Carducci, Foscolo, Pascoli. Resto del Mondo allenato da Borges con la "celeberrima linea Maginot francese a centrocampo" - Pessoa, Blake, Elliott, Pound, Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, Prevèrt, Lorca, Majakovskij). Il primo di questi sottili riferimenti arriva mentre il telecronista sta annunciando le formazioni. “L’Italia si schiera con Ungaretti in porta, difesa ermetica composta da Saba, Quasimodo e Montale…”. L’approccio con “L’Uomo dei tuoi Sogni” è questo. È un impatto decisamente inaspettato, che inevitabilmente suscita grande curiosità e che comunica un senso di leggerezza. Sarà la telecronaca il filo conduttore di tutto il disco. Stralci del racconto di questo particolarissimo match sono tracce vere e proprie, altri si inseriscono fra la fine di un brano e l’inizio del successivo. I testi sono allegramente poetici, sapientemente sarcastici. Con grande abilità, il duo è stato in grado di mantenere viva una certa verve ironica, mentre piovono quasi impercettibili i rimandi alla vita degli uomini che, in “L’Uomo dei tuoi Sogni”, sono improvvisamente catapultati su un campo di calcio a difendere i colori dell’Italia e del Resto del Mondo. Per quanto concerne l’aspetto meramente musicale, invece, la musica d’autore è gradevolmente jazzata. Specialmente nella prima parte del disco, infatti, le suggestioni jazz sono parecchio forti. Nella fase centrale, invece, l’accompagnamento è più minimale, regalando un clima più intimo e introspettivo al disco. “3,14” è forse il pezzo più pop del lotto, uno dei migliori dell’album, impreziosito da una chiusura tutta affidata ai fiati. Gli altri due che colpiscono, in modo particolare, sono “1915” e “L’Ultima Cena”, i pezzi che anticipano il triplice fischio di Socrate. Quest’ultimo, nello specifico, richiama il tema religioso con un’ironia tanto delicata (“In verità vi dico: offre Giuda, stasera!”) che non crediamo possa far arrabbiare neanche il più bigotto perbenista. “Finale Partita” non è il finale del disco, perché seguito dalla titletrack, altro pezzo piacevolissimo. Sono semplicemente gli ultimi momenti della sfida in scena allo stadio “Le Rimembranze” di Recanati. Vengono in mente le parole di Pizzul, quando, in “9° del primo tempo”, racconta un momento di tensione dopo un fallo di D’Annunzio, con una suggestiva immagine: Socrate che lancia il pallone in alto, esso scompare dalla visuale, i giocatori guardano in alto, “Leopardi vede la Luna, Dante Beatrice, Blake l’Infinito, Baudelaire un albatross”. C’è tutto ciò che un buon album cantautorale dovrebbe possedere. Testi colti e intelligenti, ma paradossalmente spontanei e capaci di strappare sorrisi, oltre che accompagnamenti raffinati e sempre adeguati. I Punto e Virgola possono, più che guardare, puntare in alto. Possono guardare al futuro con grande ottimismo, forti di un esordio indiscutibilmente di livello parecchio alto. (Piergiuseppe Lippolis)