recensioni dischi
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ELIO E LE STORIE TESE  "Dei megli dei loro megli"
   (2014 )

25 anni dall’esordio discografico, una ormai riconosciuta nobiltà musicale malgrado il genere non proprio per tutti e tempi di produzione non esattamente fertili (sette album di inediti in un quarto di secolo non sono poi tanti). Il raccoltone degli Elii arriva in un momento dove i soggetti sembrano sempre meno propensi alle novità, e in un periodo in cui è difficile, tra cd brulè e live, capirci qualcosa di quale direzione stiano prendendo. Allora meglio guardare al passato, in un cofanetto che fa parodia del titolo del primo greatest (“Del meglio del nostro meglio”, 1997) dividendosi in tre parti. Intanto, la riproposta pari pari di questo appena citato. Poi, una raccolta delle migliori collaborazioni (“Dei megli dei loro megli”) e, infine, un po’ di inediti saltati fuori tra i tanti che non sono mai stati pubblicati in precedenza, senza nemmeno riuscire ad essere esaustivi (“Del medio del nostro medio”). E questa schematizzazione è la forza come il limite del prodotto, dato che ad esempio vengono a mancare tante cose famose degli ultimi 15 anni che però non avevano i titoli per entrare nei gruppi già formati (“La visione”? “Disco music”? “Parco sempione”? “Il complesso del primo maggio”? “Storia di un bellimbusto”?), rendendo questa raccolta leggermente monca. D’altra parte, potrebbero dire loro, con tutti i live recenti se qualcuno avesse voluto un qualcosa in particolare modo e maniera di trovarla ce l’aveva eccome, no? E allora, ecco che questo sembra molto più rivolto ai fans già iniziati e ben consci di quello che si va a trattare, che non ad eventuali neofiti, magari figli di quelli che duecento anni fa iniziarono a conoscere gli Elii tramite le cassettine pirata che giravano specie nel Nord Italia, e che però poco sanno di quello che c’è dentro. Tre cd che volano via facilmente, ma che hanno appunto il difetto di essere sì fluviali, ma riuscendo comunque a lasciare dei buchi. Soprattutto uno: la versione originale di “Born to be Abramo”, del 1990, qui presente invece nella versione del 1997 già in qualche modo riaggiustata. La prima, con gli inserti oratoriali di Rocco Tanica, sarebbe valsa il prezzo del biglietto. Così è, prendere o lasciare. Ma, comunque sia, c’è tanta di quella roba da saziare eccome. (Enrico Faggiano)