recensioni dischi
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STEVIE WONDER & INTERPRETI VARI  "The woman in red"
   (1984 )

Forse è la canzone più scontata e banale di tutta la discografia di Stevie Wonder ma certamente (purtroppo) anche una delle più famose in assoluto. Tentenniamo nel dire la più famosa perché sarebbe davvero uno smacco verso canzoni-capolavori come ISN’T SHE LOVELY o MY CHERIE AMOUR tanto per fare dei titoli. Se davvero fosse così, sarebbe triste. I JUST CALLED TO SAY I LOVE YOU è una di quelle melodie che senti da vent’anni ovunque: negli ascensori degli alberghi, nelle musiche d’attesa al telefono, nelle radio generaliste di soli successi, etc. Per chi scrive non è soltanto brutta ma anche noiosa e molto poco nello stile del cantante cieco. Un testo che più banale non si può, una musica troppo orecchiabile, ingenua, così troppo semplice che quasi stupisce. Però, torniamo a ripetere, è un successo clamoroso quindi davanti ai dati non si può dire più di tanto. Anche il film da cui è tratta (LA SIGNORA IN ROSSO) nonostante sia del simpatico attore e regista Gene Wilder e sia un remake del film francese CERTI PICCOLISSIMI PECCATI è noioso e prevedibile. Però, ripeto, ha avuto successo anche il film di cui tutti ricordano il cartellone pubblicitario con la modella Kelly Le Brock in una posa simile a quella di un'altra locandina altrettanto famosa (anzi, di più, QUANDO LA MOGLIE E’ IN VACANZA con Marilyn Monroe) in cui fa intravedere un paio di gambe che se fossero reali (?) e non ritoccate dal fotografo sarebbero troppo perfette. Dionne Warwick convince Stevie a scrivere un pezzo per la colonna sonora, film che lei aveva visto in anteprima e che aveva apprezzato. Così Wilder ha organizzato una proiezione per Stevie Wonder (in braille???) in cui gli ha spiegato ciò che avveniva sullo schermo (e pensare che il film ha una scena in cui c’è un falso cieco!). Wonder dopo un paio di giorni aveva già scritto le canzoni. Certo è che il cantante era quattro anni che non faceva più un disco, dal bellissimo album HOTTER THAN JULY, del 1980. Poi due anni dopo, nel 1982, insieme a Paul McCartney aveva dato vita ad un duetto memorabile in EBONY AND IVORY e WHAT’S THAT YOU’RE DOING. Doveva scrivere un album per la Streisand ma il non facile carattere della diva ha forse fatto desistere l’autore che tra l’altro è famoso per la sua proverbiale disponibilità e bontà d’animo. Però una canzone aggiunta come inedito al doppio album di successi ORIGINAL MUSIQUARIUM, canzone dal titolo RIBBON IN THE SKY, fa pensare ad un incompiuta con la cantante ebrea, essendo particolarmente adatta alla voce di Barbra. Poi alcuni cameo in album di altri cantanti (Manhattan Transfer ed Elton John). Nel 1984 un grosso tour europeo lo porta anche in Italia e a settembre, chi è a Roma, Milano e Udine ha la possibilità di vedere uno dei più grandi artisti della fine del ventesimo secolo all’opera. Ed eccoci al disco vero e proprio. Stupisce il fatto che il vero autore della musica originale del film (che comunque non è l’autore di I JUST CALLED TO SAY I LOVE YOU), John Morris, è praticamente assente! Ci sono due duetti con Dionne Warwick, due canzoni veramente molto belle e importanti, nel puro stile della migliore tradizione americana. Due canzoni di gran classe che si chiamano IT’S YOU e WEAKNESS. Poi anche momenti ritmici (peccato che Stevie Wonder si sia affidato alle orribili tastiere elettroniche, croce e delizia dei famigerati anni ottanta, capaci di rovinare una canzone stupenda riducendola a banale e stereotipata) come THE WOMAN IN RED (dal titolo del film) e LOVE LIGHT IN FLIGHT dove la voce del cantante sovrasta ogni cosa (facendolo in modo egregio) e DON’T DRIVE DRUNK, dove si gioca tra strumenti ubriachi e si cerca di sensibilizzare la gente al problema della guida in stato di ebbrezza. Poi un assolo della Warwick con MOMENTS AREN’T MOMENTS con un arrangiamento moderno e classico nel contempo (purtroppo oggi datato dall’utilizzo della tastiera elettronica). (Christian Calabrese)