recensioni dischi
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LE STRADE  "Poco tempo per sopravvivere"
   (2015 )

La band bolognese de Le Strade, ufficialmente nata alla fine del 2011, inizia subito a farsi spazio nell’underground italiano, suonando in giro per l’Italia e riscontrando immediato seguito, soprattutto nella loro città natale. Nel maggio del 2013 lanciano il primo Ep “In fuga verso il confine”, con la produzione artistica di Marco Bertoni, tastierista dei Confusional Quartet nonché produttore anche di artisti del calibro di Morgan, Subsonica e Motel Connection. L’Ep viene accolto positivamente dalla critica che lo considera uno dei migliori lavori emergenti del 2013, e la band viene considerata da subito la futura ''next big thing'' del panorama italiano. Nel tour che segue, la band riesce a riempire il leggendario Covo Club di Bologna, a calcare palchi come quello dell’Estragon e del Circolo Degli Artisti, ed a partecipare a numerosi festival come il Frogstock insieme ai Marta Sui Tubi. I successivi singoli “Come un laser” e “Campo 38″, segnano la progressiva crescita del gruppo. Il sound è sempre influenzato dall’alternative pop/rock di stampo britannico, ma l’apporto dell’elettronica (synth, sampler, drum machine…) è maggiore. I testi di Alessandro Brancati rimangono comunque in italiano e raccontano il mondo che gira intorno la sua generazione, ma la ricerca sul suono si affina. Anticipato dal video del singolo A.M.F., esce così ora il nuovo Ep della giovane band, "Poco tempo per sopravvivere": registrato e missato presso Lo Studio Spaziale, l’Ep è una riuscita commistione di rock ed elettronica, dalla forte attitudine Anni ’90, con testi che rappresentano un grido (d’aiuto? d’allarme? di rabbia? di resa? di reazione?) di un’intera generazione di giovani. Tre brani ed un interludio strumentale dall’impatto sonoro diretto che ben evidenziano l’attitudine live dei quattro musicisti. La traccia d’apertura "A.M.F." è anche il primo singolo estratto dall’Ep, un brano che parla della disillusione nei confronti di una vita monotona e sempre identica, con la consapevolezza che i sogni non si realizzeranno mai. "Sonny" cita “Il parco della luna” di Lucio Dalla, un omaggio della band al celebre concittadino, mentre, dopo un breve interludio strumentale intitolato "Ketama", il lavoro si chiude con "2.1.0.2.", brano che riprende “1984″ di George Orwell, con nel finale l’inserimento di una registrazione audio di un’intervista a Orwell in persona.