recensioni dischi
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L’IO  "Bon ton "
   (2015 )

Flavio Ciotola, giovane ragazzaccio partenopeo classe 1984, esordisce a giugno con un paradossale e a tratti sboccato endecalogo del perfetto individuo contemporaneo. Con questo progetto solista L’IO si presenta al suo pubblico con un repertorio variegato, originale e ben strutturato, composto da 11 tracce che saltellano con fare giullaresco da una tematica all’altra, e trascinano l’ascoltatore nel suo folle vortice di piacevole irriverenza. Già dal primo ascolto è impossibile non notare la cinica accuratezza con la quale Ciotola sfoggia un cantautorato alternativo che, disertando le più comuni leggi di “ruffianaggine” e di autocensura, si esprime con delicata ironia in merito agli argomenti più disparati, compresa la bisessualità insinuata nel singolo ''Vela e motore''. Il cd è pervaso da un furente bisogno di ribellione, di rifiuto delle regole e di reazione tipiche del genere punk rock; il suo lapidario “che merda l’Italia” (''Chiamo rivolta'') palesa chiaramente la sua anima anticonvenzionale e l’invito rivolto alla nostra generazione di giovani poco creativi, traditi e vessati, a elaborare il lutto delle proprie ambizioni e smettere di dare “le spalle al passato ed il culo allo Stato” (''Resta poco tempo''). Il sound di questo giovane artista è pulito, incalzante, estremamente godibile e stilisticamente influenzato dalle precedenti esperienze maturate all’interno di due band rock. L’IO è tutto e niente, è vicenda personale fagocitata dalle vicende della collettività, è la storia del singolo che si fonde con quella degli altri, è un IO sinonimo di noi, e se il bon ton non è altro che la buona regolamentazione dei rapporti esterni tra le persone, gli attori dei suoi testi personificano l’effetto collaterale causato “da eccesso di rigore”, e si rivelano vittime e carnefici della loro stessa rabbia ed amoralità, ne sono un esempio i singoli ''Ma quanto è bello tradire'', ''Spiegami perché mi innamoro sempre delle troie'' (primo singolo scelto dall’album) e ''Zero''. L’esordio di questo giovane cantautore è sicuramente scoppiettante, il suo cd non delude le aspettative e dimostra un forte spirito di iniziativa; basti pensare che, se escludiamo la batteria, il resto degli strumenti è totalmente auto registrato, ma ciò che rende il suo lavoro credibile e condivisibile su larga scala è quella punta di acida immaturità artistica che conferisce a ''BonTon'' un gusto fresco, anticonformista, interessante e coinvolgente. (Giulia Piacenti)