recensioni dischi
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OTHER VOICES  "A way back"
   (2015 )

All’alba degli anni ottanta, il mondo musicale aggiungeva, al suo vocabolario, un termine nuovo: darkwave. Esso andava a designare il sound di band come i Cure, i Virgin Prunes, i Sisters of Mercy e i Bauhaus, per descrivere, appunto, quelle atmosfere cupe e nostalgiche di una certa new wave. Ascoltare “A Way Back” degli Other Voices è un autentico salto indietro nel tempo, con frequenti richiami a un genere che è cresciuto e si è sviluppato molto velocemente e che, oggi, non è più praticato alla maniera di trent’anni fa. Già con “I Walk On The Wire” i presupposti sono ottimi: un pezzo breve, essenziale, che funge da introduzione a quanto segue, con cui l’ascoltatore viene condotto all’interno di un mondo oscuro e misterioso, ma affascinante. Esattamente quello presentato da “A Night Lasting A Year”, in cui le soluzioni già adottate dal pezzo d’apertura vengono riproposte in maniera più distesa ed approfondita, con un risultato importante anche in questo caso. Sebbene a prevalere sia un senso di maliconia e tormento, ci sono pezzi di rock più “classico” e meno contaminato. È il caso di “I Seek A Way” o “Poor Road”, perfette in auto, o “Garlic”, dalle forme un po’ vintage. Questa caratteristica rappresenta, tra l’altro, un punto in comune con i Cure, ai quali devono anche il loro nome: il dark di “Journey” o “Without Any Sound” è, comunque quello che definisce la band. Attivi da molti anni, gli Other Voices hanno realizzato un lavoro molto solido e d’indubbia maturità: il percorso artistico li ha spinti verso strade non troppo battute, sulle quali la band riesce a muoversi con la personalità di chi sa far rivivere il passato senza risultarne schiavo. “A Way Back” è una delle migliori produzioni del rock italiano di questo nuovo anno, grazie all’originalità e all’equilibrio che la contraddistinguono. (Piergiuseppe Lippolis)