recensioni dischi
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THE SELFISH CALES  "Throw your watch to the water"
   (2015 )

Attivi dal 2010 e passati attraverso vari cambi di formazione fino a pervenire alla attuale line-up a tre, i torinesi The Selfish Cales propongono in “Throw your watch to the water”, che segue a distanza di due anni il debutto di “Light Worms And Old Dancing Ladies”, una personale ed intrigante rilettura della psichedelia a cavallo tra ’60 e ’70 grazie all’impiego di sonorità vintage e ad un piglio retrò ben sorretto da non comuni doti tecniche. Oscillanti tra suggestioni lisergiche ed accenni di disco-music (“Colours of the mind”, con ammaliante linea funky), sfilano dodici tracce di inclinazione jazzy, digressioni armoniche di matrice pinkfloydiana ed echi bizzarramente (con)fusi di XTC (“Soul mates”), Steely Dan (“Mr Hotpeach”) e progressive edulcorato (“Brighter days”, ma soprattutto l’incedere ritmicamente contorto della title-track), un garbato pastiche concettuale capace di intrecciare Genesis e Jamiroquai (“Some war trails”) con la sorprendente naturalezza e la sfacciata intraprendenza dei mestieranti di lungo corso. Fra sporadici, veniali eccessi (il sitar di “I believe in magic” ed “Imaginary journey”, entrambe arrovellate su intricati groove che ne smorzano gli ardori), quella che freme sotto una patina beatlesiana è una musica elegantemente ostica, ben più complessa e strutturata di quanto le apparenze falsamente accomodanti – in realtà infide – suggeriscano: è un’operazione che difetta forse di un guizzo capace di entusiasmare, di un’idea fondante che ne accresca l’appeal estendendolo oltre i pur raffinati preziosismi formali sui quali è edificata, ma il giovane trio maneggia il giocattolo con la malizia di chi già ne ha intuito le molte possibilità, giocando nel frattempo a sondare vie espressive in costante divenire. Seppure avaro di memorabilia ed incentrato sulla enfatizzazione di una evidente rifinitura maniacale, “Throw your watch to the water” è lavoro certamente lodevole per intenzioni, bella scrittura ed opulenza degli arrangiamenti, opera elaborata che rivela una talentuosa band dalle invidiabili potenzialità. (Manuel Maverna)