recensioni dischi
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PINK FLOYD  "The piper at the gates of dawn"
   (1967 )

E' il disco che consacra i Pink Floyd al successo commerciale, nonché il loro esordio sulla scena musicale psichedelica internazionale.

Registrato agli Abbey Road Studios di Londra, mentre i Beatles incidevano 'Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band', risente indubbiamente di influenze sonore beatlesiane; la presenza dello scomparso Syd Barrett alla chitarra (è l'unico album che il genio della psichedelia suonerà con i Floyd, poi sarà sostituito da David Gilmour) non doveva passare inosservata e, più che altro, inascoltata, alle orecchie dei baronetti di Liverpool.

Capolavori della creatività musicale di quel periodo del rock, caratterizzato da LSD, musica visionaria e light-shows, sono ''Interstellar Overdrive'', ''Astronomy Domine'', ''Lucifer Sam''.

I testi partoriscono dalla mente del "Diamante Pazzo" alias Syd Barrett e sono un mix di visioni acide e segreti esoterici: fra questi ultimi ricordiamo la ballata ''The Gnome'' e la meditativa ''Chapter 24'', ispirata ad un poemetto giovanile di James Joyce.

Un disco sicuramente annoverabile tra i primi 5 del rock psichedelico di sempre e da possedere assolutamente, se si amano queste sonorità. Indimenticabile il riff introduttivo di ''Lucifer Sam'', la chiusa bucolica di ''The Scarecrow'', la lunga improvvisazione al centro di ''Interstellar Overdrive'', le atmosfere contrastanti e psicopatiche di ''Pow R Toc H''.

Sentito il non elevato livello tecnico dei primi Pink Floyd, rimane un album da apprezzare, soprattutto per l'eloquente espressività dell'ensemble londinese. (Antonio Occhiodoro)