recensioni dischi
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MICHELANGELO GIORDANO  "Le strade popolari"
   (2015 )

“Le Strade Popolari” è il disco d’esordio del cantautore Michelangelo Giordano. Le sonorità ricercate da Giordano sono abbastanza atipiche in un’impostazione meramente cantautorale qual è quella percorsa dal giovane artista. In tutte le undici tracce, il fil rouge è dato dall’elaborazione di un sound fresco e mediterraneo, che potrebbe esser a ragione definito “etnico”. Accanto a ciò, però, troviamo testi quasi sempre impegnati, legati a temi trattati, in alcuni casi, con una verve ironica, schietta e immediata. Da registrare, in tal senso, il pezzo contro le mafie e l’omertà intesa come sinonimo di connivenza: “Non Cangiunu Li Cosi” è la dimostrazione che questo genere di mali si debba combattere in primis con l’arte, la bellezza e la cultura. Michelangelo Giordano è riuscito, quindi, a stimolare la riflessione con un’idea sicuramente coraggiosa e intelligente. Non manca un ricorso alle sue vicende autobiografiche e nemmeno una dichiarazione d’amore al suo Mezzogiorno con “Dolce e Amara” e “Sutta a Luna”, pur con tutte le contraddizioni di splendidi scorci di penisola (non solo calabresi) che han fatto, purtroppo, non solo del calore la loro bandiera. “L’Amore Ci Chiede Amore” è, invece, un pezzo abbastanza singolare, in cui viene cantato l’amore in quanto tale, in quanto altissima manifestazione di umanità. In tutti gli altri pezzi, il cantautore rimane abbastanza concentrato per fornire un suo attento e personale sguardo sul mondo, poi raccontato con un sarcasmo, in certi casi, anche pungente. Nel complesso, siamo di fronte ad un ottimo lavoro: Michelangelo Giordano scrive molto bene, e parla di questioni annose per il Sud tutto, ma lo fa come chi cerca di esortare al cambiamento attraverso l’ironia, come chi comprende che, in un luogo così bello e magico qual è il Meridione, certi mali andrebbero estirpati attraverso una presa di coscienza collettiva. A tutto ciò si aggiunge una buona ricercatezza musicale, legata ad atmosfere “estive”, che suonano delicatamente meridionali e che contribuiscono a fare, di “Le Strade Popolari”, uno degli esordi migliori dell’anno in corso. (Piergiuseppe Lippolis)