recensioni dischi
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GARY DOURDAN  "Mother tongue"
   (2015 )

Non gli è bastato il successo planetario come attore in una delle più popolari serie TV poliziesche come CSI: Gary Dourdan s'è tuffato nel mondo della musica, in quel mondo che lui ha sempre ritenuto gli appartenesse in virtù di una passione mai celata, ma che non l'aveva mai visto protagonista prima di "Mother Tongue". Ha raccontato di aver cominciato a suonare quando non era ancora adolescente grazie a un sax donatogli dallo zio e che, da quel momento in poi, la musica l'ha realmente folgorato. Non è necessario che passino molti secondi dell'album (inciso in italia, ed in compagnia di musicisti italiani) prima di capire che Dourdan faccia decisamente sul serio. Aperto dal folk di "The End", il disco si muove sui binari del funky, seppur non manchino venature r'n'b e passaggi folk, persino timidi accenni soul. Il risultato è un lavoro che può stupire chi è diffidente nell'immaginarsi un attore-cantante, ma che può anche incantare chi, invece, ammira la sua capacità di sentirsi ed essere realmente un artista, in generale, senza limiti. Perché la recitazione e la musica sono delle arti. E Gary Dourdan pratica entrambe benissimo: pezzi come "Keep It Right Here" o "Waiting To Tell You" confermano semplicemente che quella di Dourdan non è solo passione, ma un'attitudine capace di produrre pezzi di bravura davvero importanti. (Piergiuseppe Lippolis)