recensioni dischi
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ERICA ROMEO  "White fever"
   (2015 )

Malinconico e deciso, coerente e ben pensato. ''White Fever'', EP della biellese Erica Romeo, è un riuscitissimo esempio di fusione fra generi e sonorità spesso distanti, una commistione fra acustico ed elettronico a ritmi mai elevati ma coinvolgenti. Il successo dell’operazione è dato dall’ottimo utilizzo di synth analogici e dall’importanza riposta nella ricerca di un buon mix, nonché da una vena creativa non proprio comune. Parrebbe quasi la risposta italiana al femminile al Beck innovatore e acido di ''Odelay''. La Romeo si spinge verso un suono ed uno stile compositivo dal sapore newyorkese, con una netta impronta pop/folk a reggere la struttura, gli echi di chitarre mangiucchiate provenienti della Factory di Warhol e dal genio di Reed a fare da contorno, e la sperimentazione elettronica a chiudere un precisissimo (ma non troppo) cerchio. La vera forza del lavoro sta però nell’essere perfettamente ascoltabile dall’utente medio, che non si troverà spaesato, ma avrà la possibilità di assimilare molto rapidamente le melodie vocali dell’opera. Canzoni come “Secret” e “Bonnie & Clyde” (registrata in presa diretta) ci ricordano quanto sia importante cercare di sperimentare pur rimanendo estremamente lineari e orecchiabili. “Little Corner” strizza l’occhio a diversi lavori della Emiliana Torrini più leggera, e mi ricorda addirittura qualcosa di Carla Bruni (davvero!), affidando alla chitarra acustica il compito di gestire le calmi acque; è un disco ad elevata potenza catchy. Non vi resta che abbandonarvi fra le melodie e le ricerche contenute in questo delizioso EP. (Cesare Di Flaviano)