recensioni dischi
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SIMONE GRAZIANO  "Trentacinque"
   (2015 )

Si intitola ''Trentacinque'' il terzo album del pianista Simone Graziano, secondo come leader del quintetto Frontal, in uscita il 18 settembre per la Auand Records. Graziano si fa accompagnare in questa nuova avventura da una formazione eccellente, composta da alcuni tra i nuovi talenti più in vista del jazz contemporaneo: Gabriele Evangelista al contrabbasso, Stefano Tamborrino alla batteria, David Binney al sax alto e, unica new entry dell’ensemble, Dan Kinzelmann al sax tenore. 35 sono gli anni che legano Graziano alla città di Firenze, motivo ispiratore dell’album, nonché teatro della registrazione del disco. Non è un caso che, nelle note di copertina del disco, il pianista scelga di citare la poesia di Vasco Pratolini, “Firenze ha i miei 30 anni”, gettando un ponte ideale tra passato e presente per celebrare la propria città. “3” sono anche gli album finora pubblicati da Graziano, mentre “5” è sia il numero dei componenti del gruppo che l’unità metrica scelta per quasi tutte le composizioni. I brani di Graziano si muovono tra strutture elaborate e improvvisazione, con un ensemble che guarda alle formazioni stabili della tradizione jazz, lavorando sulla fisionomia e sul suono collettivo. Evidente è l’affiatamento di questo quintetto che già molto ha fatto parlare di sé, sia nei live che nel precedente album, distinguendosi per la spontaneità con cui riesce a passare da un linguaggio all’altro mantenendo inalterata la propria identità e, al contempo, introducendo ogni volta elementi inaspettati. Si comincia con ''B-Polar'', un’improvvisazione sul concetto di bipolarità in musica che racconta il desiderio di congiungere degli estremi, seguita da ''White Piano'', algida ballad che mette in luce la classe di Graziano. Ma il pianista fiorentino introduce in “Trentacinque” anche degli elementi alternativi rispetto al precedente “Frontal” (2013), come in ''Falk The Bow'', brano denso di illusioni ritmiche derivanti dalla musica elettronica, in cui il battere e il levare si confondono continuamente. Momenti di improvvisazione pura si ritrovano invece in ''Give Me Some Options'', piccolo divertissement sul groove, mentre in ''Window On A Better World'', in cui la scrittura tende a valorizzare il dialogo polifonico tra i vari strumenti, ogni voce si muove in maniera contrappuntistica. ''Blu Piano'' è l’ennesima prova della forza evocativa della scrittura di Graziano. Atmosfere completamente diverse si respirano in ''Killcoal'', un primo sperimento di musica descrittiva dalle sonorità quasi punk. ''Intro K.B.'' è una breve composizione dagli esiti spiazzanti, un esperimento sonoro realizzato sfruttando interamente l’elettronica giocata in contrasto col pianoforte, che anticipa ''Kamennaya Baba'', brano che mescola anche delle suggestioni hip hop. In ''Before The Stars'' Graziano si avvale di un uso massiccio del Fender Rhodes per introdurre le strutture poliritmiche, ispirate alla musica di Ligeti, presenti nel brano di chiusura ''Starlette'', composizione tra le più ispirate dell’album.