recensioni dischi
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ROBERTO ZANETTI TRIO  "Minor time"
   (2015 )

L’anno musicale volge al termine e in Italia, a riscaldare un autunno tiepido, ci sono tante nuove interessantissime opere jazz, come quella prodotta da Roberto Zanetti e il suo trio. “Minor Time” è il nuovo disco della band (la cui produzione è di “Dodicilune” e la distribuzione ufficiale a cura di IRD), in cui convivono atmosfere delicatamente malinconiche e in cui è possibile rintracciare un jazz che assume traccia dopo traccia colorazioni diverse, senza confinarlo entro limiti che avrebbero potuto incidere sulla fruibilità anche sulla media distanza (nove le tracce dell’album). E questo lo s’intuisce già ascoltando “In The Heaven”, seconda traccia, nata dalla rivisitazione di un canto gregoriano antico. In apertura, “Waltz Experience” è giocata sui dualismi contrabbasso-batteria, che dialogano mirabilmente nella fase centrale, e pianoforte-sax, con il primo quasi sempre grave, a differenza del secondo. Contaminazione pura in “Guadalupe”, con richiami ad atmosfere esotiche quasi black, e in “Chiarotta Mood” capace di generare suggestioni uniche. Perché “Minor Time” è un disco da ascoltare ad occhi chiusi mentre l’immaginazione vola trasportata dalle note del purissimo blues di “Stonehenge” o dalla greve introduzione di “Big Apple”, pezzo conclusivo scritto l’11 Settembre 2001, quando Zanetti ancora non sapeva cosa stesse accadendo nella New York decantata per il suo incontenibile fascino, per la sua straripante creatività, per la sua vivacità. Si chiude così un disco di atmosfere ricercate e raffinate, in continuo divenire, vario e ricco, piacevole da ascoltare, fra strutture decadenti e rinascimentali. (Piergiuseppe Lippolis)