recensioni dischi
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NEW ORDER  "Music complete"
   (2015 )

Troppo lontani dalle mode degli anni in cui erano al massimo, e non abbastanza cool per poter essere considerati parte del revival: difficile, la strada, per chi come i New Order ha fatto in un modo o nell’altro la storia di un certo genere (dance-rock, con sintetizzatori e riff di chitarra sparati a velocità da far impazzire il popolo dark che fu il primo, anche per eredità, ad avvicinarsi a loro). Cambiamenti di roster, ritorni, e ancora l’impossibilità di etichettarli ora che i loro dischi continuano ad uscire, saltuariamente, senza aggiungere nulla a quello che fu ma, per fortuna, nulla togliere. “Music complete” fa emozionare quando, come in “Singularity”, spara la velocità e la mixa con la malinconica voce di Bernard Sumner al ricordo delle epoche dorate. O quando, in “Plastic”, sembra mischiare la darkwave al Munich Sound di Donna Summer (!). O quando, in altri passaggi, va a cercare collaborazioni non immediate come quella con Iggy Pop (nel parlato di una altrimenti anomala “Stray dog”) o con Brandon Flowers. Alla fine, quindi, cosa fare di questo album? Semplicemente, ascoltarlo ricordando come i New Order siano stati forse fin troppo sottovalutati negli anni ’80, abiurati dai fans “seri” in quanto troppo avvicinatisi ai dance-floor del tempo, e non abbastanza adottati da chi, invece, avrebbe poi amato i loro successivi epigoni della new-psychedelia di inizio ‘90s. Qui ci sono bassi, chitarre e drum machines che non risentono del tempo che è passato, la voce di Bernardino nostro a fare da ponte tra tutto il resto. Se siete ggiovani e lo capite, buon per voi. Se vi annoiate, vuol dire che di storia della musica ne sapete davvero poco. (Enrico Faggiano)