recensioni dischi
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FRANK GET  "Rough man"
   (2015 )

«Dopo più di trent’anni spesi a suonare in giro per il mondo e dopo aver passato il mezzo secolo di vita, ho sentito il bisogno di fermarmi e rivolgere lo sguardo alle mie radici, alle storie dei luoghi e delle persone che mi hanno reso quello che sono e che vivono tutt'ora dentro di me». Frank Get presenta così il suo nuovo lavoro, ''Rough Man'', album scritto, suonato e prodotto interamente dal musicista triestino e nel quale emergono con forza le influenze rock, southern rock e blues che da sempre caratterizzano il suo suono. ''Rough Man'' è il tredicesimo album di Frank Get ed esce a un anno di distanza da ''To Milk a Duck!'', il lavoro realizzato con i “Ressel Brothers” che diede il via a una nuova fase della lunga e importante carriera questo artista, un periodo di approfondimento su sé stesso e sulle proprie radici: “Già con il gruppo avevo iniziato un lavoro di ricerca sulla figura e sulle opere del geniale inventore triestino d'adozione Joseph Ressel – sottolinea Frank Get – è venuto quindi naturale scrivere i nuovi brani attingendo alla storia del territorio e al passato della mia famiglia». ''Rough Man'' è quindi un album fortemente ispirato alle terre di origine di Frank Get, Trieste e l’Istria, raccontate fuori da ogni nazionalismo o localismo: «Provenire da una terra in cui i popoli e le culture si son sempre mescolati mi ha sempre fatto sentire cittadino del mondo e non appartenente ad una nazione specifica dal momento che le mie radici sono istriane, slave, ungheresi e piemontesi. Ho cercato di raccontare alcune storie di cui la mia famiglia è stata testimone e protagonista diretta». Storie come quella raccontata in ''Barbed wire'', in cui Frank Get ripercorre la tragedia legata al dover abbandonare la propria casa, la propria terra d'origine, il proprio passato, o in ''Mine disaster'', canzone che ricorda la tragica esplosione nella miniera di Arsia, in Istria, nella quale morirono 185 lavoratori. Le alterne vicende di Trieste con i molti cambi di governo e le occupazioni militari sono al centro di ''In a heartbeat'', mentre in ''Destination nowhere'' rivive l'eroica e singolare vicenda del nonno di Frank Get, maresciallo alla sussistenza che dopo la disfatta di Caporetto riuscì ad assicurare il cibo ai commilitoni nonostante il totale caos derivante dalla sconfitta. «Suonando tutto da solo – sottolinea Frank Get - ho cercato di esprimere al meglio quello che sentivo differenziando al massimo le sonorità in ogni brano», come in ''Buffalo Bill'', in ricordo della venuta a Trieste, nel 1906, del suo “Wild West Show”, o in ''Joseph’s dream'', canzone dedicata all'inventore Joseph Ressel e al suo grande progetto di forestazione del Carso. Assieme ai sedici brani scritti da Frank Get, ''Rough Man'' contiene anche due cover, ''Mixed up, shook up girl'' di Willy DeVille, e ''Pancho and Lefty'' di Townes Van Zandt, due tra gli autori autori da sempre fonte di ispirazione per il musicista triestino, assieme a Bob Dylan per la sintesi tra testi efficaci e strutture armoniche relativamente semplici. «Anche Van Morrison e Ray Charles sono stati importanti per questo lavoro – sottolinea Frank Get - soprattutto per la ricerca di versatilità e per l'assoluta libertà espressiva: entrambi, infatti, non si son mai formalizzati su un genere unico. Da non dimenticare poi James Maddock». «Questo album – conclude Frank Get – è molto importante per me, rappresenta una sorta di nuovo inizio nella mia carriera a coronamento di un viaggio che ho voluto compiere nel mio passato ispirato da una frase che il cantautore statunitense Jesse Malin disse in un'intervista a Mauro Zambellini: “Devi lavorare duro per dire la verità, creare uno spazio e un tempo per te stesso ed essere in grado di scrivere e vivere nelle tue canzoni”. Partendo da questo ho dato vita ai brani di ''Rough Man'', un disco che parla di me e della mia storia».