recensioni dischi
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VINICIO CAPOSSELA  "Ovunque proteggi"
   (2006 )

Cinque anni e mezzo senza dischi nuovi (anche se ne aveva di pronti) e poi questo, nato in cinque mesi e che, più che uno stacco, è un allargamento ulteriore della poetica, dei suoni, dell’atteggiamento, sempre più lontano nello spazio e nel tempo, fino al cielo, alla terra e al sottoterra: i tre mondi su cui gioca questa nuova partita Capossela. Centrifugo e centripeto insieme, questo disco. C’è di tutto: tanto corpo e tanta anima, un po’ di canto a tenores e un po’ di dixie, cha cha cha e vals, le chitarre alla (e di) Marc Ribot e il pianoforte come vuoi tu, suoni e suonini, follie e languori, e aperture, cambi di clima improvvisi in ogni canzone. Tutto (apparentemente e vertiginosamente) affastellato, da Capossela e Pasquale Minieri. Un’ora e un quarto di brodo primordiale da cui emergono tredici canzoni, che sembrano sempre meno canzoni. Una prima parte più rock ed una seconda più lenta, direbbe quello là. E alla fine il picco, la benedizione finale di “Ovunque Proteggi”, un pezzone, sincero, sognante, sperduto. Un gran disco, in quantità ed anche in qualità. Nulla da eccepire. Tranne una cosa, la solita: l’ombra a forma di Tom Waits. (Enrico Deregibus)