recensioni dischi
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PLUVIAN  "Notes from the reptile's mouth"
   (2015 )

“Notes From The Reptile’s Mouth” è il suggestivo titolo del disco di debutto dei Pluvian, band che prende il nome dall’uccello che osa sfidare il coccodrillo strappando, come recita lo stesso titolo del disco, il cibo dalla sua bocca. Voci e chitarre acustiche sono le basi su cui si poggia tutto l’impianto musicale della band, teso a recuperare grandi classici del passato, da Bob Dylan a Simon & Garfunkel, ma, contemporaneamente, a non rendersene schiavo, aggiungendo elementi diversi e conferendo una coloritura più moderna nonostante lo schema chitarra acustica-voce spinga nella direzione di strade già battute in passato. L’apertura è all’insegna di un folk che ammicca al country, prima di “My Friend Lu” che è tutta costruita su una voce un pelo graffiata, primo elemento che dice tanto sulla buonissima personalità della band. Se con “Let It Ride” si passa ad un sound dal piglio più allegro, con la successiva “Mr. Benzo” ritornano prepotentemente gli echi vintage accennati nella primissima traccia (“Bluemoon”). “G Mud”, “The May Song” e “Marriage Zone” sono caratterizzate da uno spiccato sentimentalismo e da ammiccamenti ai classici del passato, prima della ballata “Little Jenny”, delle arzigogolate trame intessute in “Things Between Us”, e del pessimismo di “We’ll Never Arise”. Si tratta di un disco coraggioso e, nel complesso, riuscito. I Pluvian hanno corso dei rischi per arrivare ad un buon risultato, risultato che genera speranze anche per il futuro. (Piergiuseppe Lippolis)