recensioni dischi
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YES DADDY YES  "Go bananas"
   (2016 )

Vengono dal Cilento, i giovanissimi Yes Daddy Yes, per la precisione da Agropoli, patria anche degli A Toys Orchestra, band che (detto tra parentesi) qualche tempo fa gli ha pure "scippato" un componente, il polistrumentista Julian Barrett. Ma, anche al di là del suddetto "scippo", è indubbio che gli A Toys abbiano segnato non poco la storia della band collega, dal momento che proprio Enzo Moretto, già leader e deus ex machina degli A Toys Orchestra, nel 2012 ha curato la produzione artistica di ”Senza Religione”, album d’esordio dei Yes Daddy Yes dopo l'ep autoprodotto “It’s cool to be cruel to my family” del 2009. I ragazzi giungono ora alla terza prova con malcelata inquietudine, ma anche con accresciuta consapevolezza dei propri mezzi, come dimostrano queste 10 nuove canzoni che, finalmente, fanno prendere alla band una direzione precisa ed inequivocabile. Se, infatti, le precedenti prove andavano a cozzare un po' qua e un po' là, sparando apparentemente "nel mucchio" in quanto a generi, ambientazioni, ed anche lingua (si usavano inglese ed italiano con alternanza non troppo centrata), stavolta il mirino è stato regolato decisamente meglio: grazie ad echi di Strokes, XTC, ma soprattutto di Beatles (non a caso è presente pure una cover, splendidamente stravolta, di "Imagine"), e chitarre che, nonostante qualche benvenuta distorsione, talvolta possono addirittura ricordare Jeff Lynne e la sua Electric Light Orchestra, i Yes Daddy Yes danno vita ad un nuovo power pop, solo a tratti alternative, decisamente vincente e convincente, stavolta interamente nella lingua d'Albione. L'opener "Noah" è subito fresca e centrata, ricordando a tratti i fratelli Gallagher, mentre "Between Mind and Body" si apre addirittura con un coro a cappella, in pieno stile gospel, trasformandosi però, in corso d'opera, in una splendida song a-la George Harrison (i Baronetti... ancora loro...), fino al notevole doppio colpo costituito da "Modernize" e "Sermonize" (assonanti fin dai titoli), brani che ricordano i migliori Suede. Se, quindi, il nuovo registro della band ha fatto centro, va dato a Cesare ciò che è di Cesare: onore, insomma, alla produzione artistica di un altro agropolese, vale a dire del cantautore Daniele Amoresano (in arte Healthy God), presente nell’album anche in veste di musicista, il cui piglio e le cui intuizioni hanno evidentemente fulminato "sulla via di Damasco" i più che promettenti Yes Daddy Yes. Ai quali, ora, l'Italia comincia a stare un po' stretta. (Andrea Rossi)