recensioni dischi
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SERENO REGIS  "Sereno Regis"
   (2016 )

Seppelliti gli ottimi Lisagenetica, il loro leader Sereno Regis (al secolo Riccardo Andrea) decide di cominciare un viaggio solista che, a giudicare da questo esordio, fa davvero ben sperare per il futuro. In realtà, trattasi di un viaggio solista fino a un certo punto: già l'ultimo vagito dei Lisagenetica (“Lampi di Fuochi Fatui”, del 2012) era nato in seguito alla decisiva "entrata a gamba tesa" in qualità di produttore dell'ottimo Fabrizio Barale, noto come chitarrista di Ivano Fossati e Yo Yo Mundi. Ed ecco che proprio il binomio Barale-Regis dà vita a questo elegante disco, nel quale il cantautore, grazie al supporto del ritrovato produttore-chitarrista, può sfoggiare una scrittura puntuale e precisa, nata sull'onda del fiume in piena della scuola italiana (De Gregori, il primissimo Venditti, ma anche i più recenti Simone Cristicchi e Pippo Pollina) e, in virtù di un notevolissimo talento, sin dal primo ascolto di queste dieci tracce tradisce il fatto che, di esordio, non si può certo parlare. C'è infatti, in questi brani, infinito mestiere, nel senso più positivo e solare del termine, come si può notare già nella canzone d'apertura "Primavera araba", scorrendo attraverso il piccolo gioiellino "Lettera di Natale", fino alla dolce "Supertele" che chiude con un sorriso un disco di cui è davvero facile innamorarsi. Se attualmente la nuova canzone d'autore tricolore sente l'esigenza di assimilare la lezione dei grandi del passato, ruminarla e poi riproporla attualizzata (ed anche un po' trasformata, spesso forzatamente), Sereno Regis ci ricorda come, in fondo, esiste un'altra possibilità: rimanere cioè in quella stessa scia, senza per forza volerla modificare, ma semplicemente adattandola alle proprie corde. A giudicare dai risultati, forse ha davvero ragione lui. (Andrea Rossi)