recensioni dischi
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KAROSHI  "Antera"
   (2016 )

E’ francamente davvero interessante questo “Antera”, secondo ep autoprodotto per i vicentini Karoshi, quattro sole tracce sufficienti a garantir loro meritato encomio in virtù del lavoro concettuale ad esse sotteso. Disco che lavora su un’idea ben precisa, sviluppandola per il paradossale tramite di una voluta inconcludenza, “Antera” riluce per l’esplicita rinuncia a qualsiasi clichè, fluttuando contorto sulle ali di una psichedelia latu sensu fatta di droni, voci campionate sullo sfondo, pause, variazioni, generale destrutturazione. Lavoro prettamente mentale di cui va riconosciuta, sottolineata, premiata e lodata la (de)costruzione su cui si regge, l’ep segue – forzandolo – il gioco dei Radiohead meno accessibili, senza indulgere (non lo faceva in fondo anche “Kid A”?) nella inessenziale ricerca di elementi testuali: la voce, presente in due pezzi e sempre snaturata per amplificarne il senso di spiazzante alterità, è solo uno degli svariati suoni assemblati e lasciati vagare in un magma tanto indistinto quanto – paradossalmente – coeso. Intrisi di una musica de-formata ad arte che lambisce alcune intuizioni degne di nomi illustri, i diciassette minuti di “Antera” giungono a sfiorare il neoclassicismo (il tremante inciso a metà di “Il grande vuoto”) così come il jazz (“A proposito di droga”, quasi dei Ronin non lineari), flirtando fasulli con la EDM (“La passione di McGuffin per il giuoco d’azzardo”) e con derive free-form à la C’Mon Tigre (“Libellula”), quasi si trattasse di una jam session in studio o di una prova a luci accese prima di un concerto il cui inizio rimane in dubbio. Dimostrazione di classe ed intelligenza da parte di una band che occorrerà seguire con molta attenzione, specie sulla lunga durata di un album vero e proprio. Per ora, rimangono ammirazione e curiosità. (Manuel Maverna)