recensioni dischi
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TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI  "Inumani"
   (2016 )

Non hanno certo bisogno di presentazioni i Tre Allegri Ragazzi Morti, band divenuta autentica istituzione sulla scena indipendente dopo ventidue anni giocati ad alto livello, iniziati col punk e proseguiti con svariati stravolgimenti estetici, comunque sempre interpretabili alla luce di un discorso lungo ma coerente. I Tre Allegri Ragazzi Morti degli anni dieci hanno un po’ abbandonato il piglio punk e alternative rock della prima parte di carriera, trovando nel dub/reggae prima e nel pop e nella musica etnica poi i nuovi stilemi, confermando l’attitudine a reinventarsi in maniera incessante, ma senza perdere la propria identità. A tre anni dal non totalmente a fuoco “Nel Giardino Dei Fantasmi”, la band riparte con “Inumani”, disco che si propone di avvicinarsi sempre più alla musica contemporanea italiana, grazie alle collaborazioni con artisti e amici forse difficilmente prevedibili all’inizio del millennio. La bellezza di “Inumani” risiede nella svariata gamma di sonorità e atmosfere presenti che, comunque, non vanno a inficiare un equilibrio sostanziale decisivo per garantire fruibilità specialmente sulla lunga distanza: la partenza è affidata a un pezzo rock costruito intorno alla chitarra di Adriano Viterbini dei Bud Spencer Blues Explosion contaminato di pop e arricchito dalla presenza di Jovanotti nel finale, poi la band oscilla fra ballad (“C’era Una Volta ed Era Bella”) e ritmi latineggianti, con un pezzo (“In Questa Grande Città”) dedicato alla Milano che non appartiene alla band. Dalla cumbia, in un amen, si arriva a “Ruggero”, pezzo a tinte fosche che riduce la distanza rispetto ai Tre Allegri Ragazzi Morti che furono, ed agli echi soul di “Libera” (scritto da Vasco Brondi), mentre l’incalzare di “L’Attacco” e la chitarra aspra di “Disponibile” caratterizzano brani parecchio diretti che non sarebbero stati alieni nei primi dischi della band. Ma non mancano nemmeno i rimandi al passato recente (“Primitivi Del Futuro” e “Primitivi Del Dub”), con i passaggi in levare reggae di “E Invece Niente”. L’intimità di “Ad Un Passo Dalla Luna”, la tensione acida di “La Più Forte”, e il divertissement della conclusiva “I Tuoi Occhi Brillano” fanno il resto. “Inumani” è un disco complesso, che necessita di diversi ascolti per raccontarsi in maniera completa. L’opera non sarà forse ricordata come una delle migliori della carriera di Toffolo e compagni, ma rappresenta un’evoluzione naturale dei Tre Allegri Ragazzi Morti, una raccolta di tutti i sussurri sparsi in una discografia ricca e, al di là dei gusti personali, sempre ispirata. Sebbene non sia più necessario da un pezzo, “Inumani” conferma il fatto che i Tre Allegri Ragazzi Morti siano una delle band più mature a bazzicare una scena indipendente in continuo fermento. (Piergiuseppe Lippolis)