recensioni dischi
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TATUM RUSH  "Guru child"
   (2016 )

Di questi tempi multigeografici, Tatum Rush (sino a qualche tempo fa Tatum G Rush) è perfetto esempio: nato negli States, a San Diego, per poi crescere tra la Svizzera e la nostra Italia, e finire ad elaborare e comporre questo disco in una fattoria persa nel deserto brasiliano, Rush, in tutto questo peregrinare, non ha mai perso un gusto musicale palesemente a stelle e strisce (ascoltare per credere la bella opener "Black magic queen", in odore dei migliori Hall & Oates), miscelandolo però con tutte le ulteriori esperienze (musicali ma anche di vita) che ha via via attraversato. Ne sono così usciti episodi vincenti, come la dolce "Making it look easy", con il suo incedere elegante, o anche "Tenerife", gioco di parole musicale, con atmosfere contrapposte ma in fondo non troppo dissimili che si susseguono apparentemente senza filo logico ma, a sorpresa, in maniera vincente. Per sottolineare infine le irresistibili "Burn some gas", avvolgente ed appagante come un classico del primo Billy Joel, e soprattutto "Your vacations", la quale, citando musicalmente un improbabile incrocio tra Paul Simon e James Taylor, finisce per omaggiare la miglior saudade brasiliana. Un autentico zibaldone sonoro, insomma, dal quale però Tatum emerge vincente, senz'ombra di dubbio. Convincendoci che, in fondo, basterebbe mescolare le varie anime del nostro pianeta, per ottenere un insieme vincente. E non stiamo parlando solo di note. Che possa trasformarsi in una lezione di vita? (Salvatore La Mazzonia)