recensioni dischi
   torna all'elenco


FATSO  "On tape"
   (2016 )

Sei mesi di studio, ''On Tape'' ha tutti i numeri per segnare la svolta verso il successo di fatsO. Salutato con passione dal pubblico colombiano già con i primi concerti di presentazione, è stato accolto con entusiasmo in Europa: il primo concerto, al celeberrimo Jazz Ahead Festival & Music Conference di Brema la primavera scorsa, è stato accolto con grande successo di pubblico e di critica. Il loro album racconta appieno la vitalissima Colombia dei nostri giorni: un paese che ha fatto proprie le conquiste e la creatività dei grandi autori del blues, del rock e del jazz americani ed europei, ma non solo. E in cui quello della tradizione latina è un sapore, un colore, un respiro: l’anima di un popolo più che una serie di ritmi e di melodie prestabilite. ''On Tape'' è comunque un lavoro ricco, pieno di sfumature: mentre in ''Out of control'' preponderanti sono i colori di un rock blues dal sapore industriale, ''Hello'' è una serenata immediata, allegra, piena di ritmo. ''Brain Candy'' si serve di un brillante cromatismo per dipingere l’afosa atmosfera dell’America del Sud. In ''Pimp'' la voce, accompagnata da un viscerale utilizzo della batteria, si muove fra swing e proto-rap. ''Crying Out'' è, invece, un brano dal sapore melanconico, in cui Restrepo gioca con la sua voce roca e possente mentre duetta con forza con il clarinetto, uno degli strumenti nazionali colombiani. ''It’s Getting Bad'' è una ballata dedicata ad una coppia ubriaca d’amore: qui a farla da padrona è la chitarra. Unica traccia in spagnolo, ''Oye Pelao'': qui fatsO finalmente fa i conti con la lingua natale e porta nella propria musica i colori del Bunde, ritmo tradizionale della costa pacifica colombiana. fatsO si affaccia in Europa con la sua ventata di energia e di straordinaria musicalità regalandoci un differente sguardo sulla cultura della Colombia e di Bogotà in particolare. A cavallo fra Pacifico ed Atlantico, al confine con i Caraibi e lo stretto di Panama, fra le montagne andine e la giungla tropicale, la Colombia rivive questa anima multiforme nel prisma del proprio panorama musicale. Che spazia con disinvoltura dalla Salsa alla Cumbia, dal Latin Rock al Jazz, dalle radici Afro-Caraibiche all’elettronica, toccando tutte le sfumature di un’inesauribile curiosità musicale. Non è un caso che chi per la prima volta abbia modo di incontrare questa poliedrica cultura si trovi di fronte ad una ricchezza che non ha nulla a che vedere con l’immagine sonora che viene tradizionalmente attribuita al Sud America. Solo in quest’ottica si riesce a comprendere appieno il progetto artistico di fatsO e la creatività del suo fondatore, Daniel Restrepo, la cui scelta della lingua inglese non ha il sapore di un adattamento mainstream al gusto internazionale, quanto piuttosto la lingua assimilata di un melting pot musicale assaporato con il latte materno. Non a caso Daniel Restrepo, se pur colombiano di nascita, ha vissuto i primi anni della propria vita negli Stati Uniti. Approdato in Colombia, dopo la laurea all’Università di Javeriana, si è lanciato nel business musicale aprendo una propria etichetta la REEF Records con l’obiettivo specifico di preservare quanto di intangibile ci fosse nella cultura colombiana. Con il marchio ''¡BULLA!'' si è poi dedicato alle band emergenti. Prima di fondare fatsO, Daniel ha suonato con i Tekeyé, gli Asdrubal e i Seis Peatones, fino al magico incontro con il suo contrabbasso e alla creazione di un suo proprio progetto artistico. Con fatsO, Daniel ha radunato sei fra i migliori musicisti colombiani, tutti provenienti da mondi musicali diversissimi fra di loro. C’è il clarinettista e sassofonista Daniel Linero, reduce dalla band di culto La Mojara Eléctrica, Cesar Caicedo, sax, che viene invece dalla classica, e ancora, altri due musicisti al sax, Pablo Bertán ed Elkin Hernández, entrambi provenienti dalla tradizione africana del Pacifico. Santiago Jiménez, alla chitarra, invece, nasce dalla classica e vira poi con decisione nelle atmosfere della Salsa e della Cumbia. Una nota sul nome della band, fatsO: fat come grasso, in nome del membro più ciccione della band, l’adorato contrabbasso di Daniel, scovato in un viaggio a l’Havana. Un amore al primo ascolto vittima di alcune traversie: dopo averlo acquistato, Daniel ha spedito il suo strumento che è arrivato a casa frantumato in tre pezzi. Ci sono voluti mesi di lavoro per ricomporlo e restituirgli la magia del suo suono originario. E altrettanti di reclusione in un appartamento nel quartiere di La Macarena per lasciar venire a galla dal suono la musica.