recensioni dischi
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LENULA  "Niente di più semplice"
   (2016 )

Chi ha avuto la fortuna di ascoltare, da diversi anni a questa parte, il programma radiofonico “Cordialmente…” su Radio Deejay, nel quale Elio e le Storie Tese “cazzeggiano” amabilmente per un paio d’ore insieme al teorico conduttore Linus, ben conosce uno dei tanti tormentoni del programma: è quello nel quale, interrogato su qualche grande perché della vita, il bassista Faso risponde sempre premettendo la frase “Guarda, è molto semplice…”, alla quale regolarmente segue invece una spiegazione tortuosissima e, soprattutto, totalmente allampanata. Il suddetto tormentone mi è ritornato alla mente all’ascolto di “Niente di più semplice”, seconda prova dei brindisini Lenula, nella quale il concetto pare più o meno lo stesso: vale a dire tingere di semplicità ciò che, invece, facile non lo è per niente. Cioè, in questo caso, mescolare compiutamente un aggressivo rock “da battaglia” con una notevole vena cantautorale ma pure con un blues sensuale e, attenzione, parecchio romantico, a tratti quasi sdolcinato, nel senso più positivo e completo del termine: vale a dire non svenevole né smanceroso, quanto piuttosto morbido, malleabile ed armonioso. Ascoltatevi ad esempio le sorprendenti “Il paradiso” e “Sogni di sempre”, nelle quali la suddetta “mezcla” appare subito chiara e compiuta (approdando addirittura, nel secondo titolo, ad un inedito charleston); oppure la grintosa “Nella perdita”, in odore di Gang, o ancora l’irresistibile “Anime”, con un appiccicaticcio giro di basso che non permette all’ascoltatore di rimanere fermo. Ottima prova, in conclusione, questa per il trio pugliese, forte di una tale varietà di frecce al proprio arco da far presagire un futuro di ottimo livello. (Salvatore La Mazzonia)