recensioni dischi
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RIVERWEED  "Full moon"
   (2016 )

Arriva da Treviso il duo Riverweed, che ha pochissimo esordito con un disco di sei tracce intitolato “Full Moon”. Nonostante si tratti di un’opera prima, il suo livello di complessità, per quanto attenga l’aspetto meramente stilistico, può dirsi già piuttosto alto. Di fatti, il genere proposto non sembra di facile classificazione poiché ingloba un numero consistente di elementi provenienti da mondi anche distanti fra loro. Se le sonorità (registrate rigidamente in analogico) risultano essere sospese fra un blues rock dagli schemi tendenzialmente vintage ed un rock dall’approccio molto diretto che guarda direttamente al garage, una batteria spesso in levare funky ed una chitarra sovente distorta sono gli unici due veri costituenti di un sound che, a tratti, riesce ad incorporare pure parentesi etno-folk, risultando ricco e vario, contrariamente a quel che si può pensare scorrendo la formazione della band, come detto "ridotta" ai soli Alessandro Cocchetto (chitarra e voce) e Filippo Ceron (batteria e cori). “The Mole”, in questo senso, risulta essere una sorta di brano-manifesto di ciò che sarà, mentre “Tank” regala qualche tocco di White Stripes che comunque è possibile rinvenire anche in altri momenti, e “Flower Dust” suggella l’esperienza “Full Moon” in maniera più che mai dignitosa. Se queste sono le premesse, i Riverweed potranno togliersi più d’una soddisfazione nel corso della carriera. “Full Moon” rientra nella lista dei migliori esordi di questo 2016, grazie alla tecnica dei due protagonisti e ad un’ottima (auto)produzione. Nonostante non sia un’opera esattamente mainstream, si può affermare con certezza che il risultato raggiunto sia molto positivo. (Piergiuseppe Lippolis)