recensioni dischi
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PAOLO RECCHIA  "Peace hotel"
   (2016 )

È arrivato in tempo di classifiche di fine anno il nuovo album della giovane promessa del jazz Paolo Recchia, sassofonista originario della provincia di Latina che ha rivisitato e riarrangiato alcuni classici del jazz, riproponendoli in una forma che non ha previsto la presenza di piano e batteria. Tutte e nove le tracce selezionate si sorreggono sul sassofono, appunto, sulla chitarra di Enrico Bracco e sul contrabbasso di Nicola Borrelli. “Peace Hotel” si configura come una dichiarazione di intenti, un manifesto artistico di un certo modo di fare jazz, oltre che, come suggerisce il titolo, di luogo ideale dove cullarsi nei propri affetti e vivere di pace e di amore. Fra le nove tracce del disco, due sono state composte da Recchia e due dai membri della sua band, mentre fra le rivisitazioni degli standards del genere spicca “Central Park West”, ballata di John Coltrane qui proposta con un finale del tutto nuovo. Fra le altre, a “Gone With The Wind” spetta il compito di introdurre l’opera, tracciando il solco di un jazz che resta morbido e godibile senza perdersi in sterili virtuosismi, “517 East 32nd Street” di Lennie Tristano presenta sezioni di sax e chitarra parecchio dilatate e, in chiusura, “Everytime We Say Goodbye” di Cole Porter suggella l’esperienza “Peace Hotel” con momenti dal forte impatto emozionale, confermando la bontà di un lavoro che proietta Paolo Recchia e i suoi compagni fra le migliori promesse del jazz nostrano. (Piergiuseppe Lippolis)