recensioni dischi
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TADCMY (THE ACADEMY)  "Drunk yoga velvet club"
   (2016 )

The Academy (o TADCMY) sono tornati, a due anni di distanza dal loro esordio (“Meaning Of Dance”) con un lavoro arrivato dopo un cambio di formazione che ora vede protagonisti tre ragazzi provenienti da esperienze parecchio variegate e diverse. È cambiato molto rispetto ad un passato in cui era la dance il campo d’azione dei TADCMY: adesso, infatti, la strada seguita è più tortuosa, e sebbene le coordinate siano quelle dell’elettronica, si possono facilmente notare parecchie sfumature diverse. In primo luogo, nonostante il sound ricercato e per nulla ruffiano, è il cantato in inglese a ricongiungere la band ai territori pop. Dal punto di vista meramente musicale, si può apprezzare una certa eterogeneità di tendenze, sebbene tutto il disco si poggi su ottime basi di synth, luci soffuse, suoni ovattati, colori caldi e atmosfere che riescono a mantenere vivo un che di familiare. “Kneyef” può spiazzare, con le sue strutture dal sapore vagamente dub, ma ben emerge sulla distanza, i fitti tessuti di “Ego Chamber” manifestano invece una tensione verso quei momenti sospesi che restituiscono sensazioni oniriche, gli stessi che permeano anche la conclusiva “Wow Signal”, forse il pezzo più ispirato in un contesto in cui comunque l’equilibrio regna sovrano e permette una fruizione fluida e piacevole, senza affanni. Chiaramente, attendiamo di ascoltare i TADCMY in lavori dal minutaggio maggiore, ma per ora si può sicuramente constatare la bontà di “Drunk Yoga Velvet Club”, anche figlio della scelta di un cambiar genere che finora sembra pagare. (Piergiuseppe Lippolis)