recensioni dischi
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7 TRAINING DAYS  "Stop the bombing"
   (2016 )

Può suonare come un monito, come una proposta, può essere una soluzione, ma “Stop The Bombing” è anche il titolo della terza fatica discografica dei laziali 7 Training Days, band giunta alla prova di maturità con un indie rock molto personale che, fortunatamente, fa fatica a seguire le strade già battute. In primo luogo, si nota chiaramente il tentativo di fare del disco una sorta di concept, in cui le tracce diventano parte di un unicum che, semplicemente, funziona. L’apertura è affidata ad “Awareness”, una consapevolezza nuova che trova, sullo sfondo, un pezzo dai contorni vagamente crimsoniani, mentre con la successiva “Waste Of Gold” lo sguardo è rivolto al Texas, grazie a un’atmosfera che ricorda effettivamente quelle latitudini. La grande varietà dei pezzi, sicuramente, è un motivo per il quale “Stop The Bombing” mostra i muscoli. La titletrack, in tal senso, dimostra la grande autenticità di una proposta i cui riferimenti sono tanti e chiari, ma sempre funzionali alla costruzione di un prodotto solido. È il caso dei R.E.M., citati in “White Lies”, o dei Beirut in “Lightway”, quest’ultima forte di un impianto folk che mostra un’altra freccia all’arco dei 7 Training Days. Nei pezzi più incisivi, come “Hurtgame” e “Fuzz In Your Head”, la band va oltre e alza ancora il livello della propria prestazione, prima di un finale che non delude e chiude degnamente un disco che meriterebbe parecchia attenzione. Poteva e forse doveva essere il disco della maturità, e cosi è stato: i 7 Training Days confezionano il miglior prodotto della loro giovane carriera e confermano d’essere un’altra bella realtà d’un panorama sempre più ricco. (Piergiuseppe Lippolis)