recensioni dischi
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THE WHITE STRIPES  "Get behind me Satan"
   (2005 )

Che indisciplinati questi White Stripes, che al momento di entrare in studio non avevano finito nemmeno una delle canzoni di 'Get Behind Me Satan'. Chissà, forse Jack White ha di proposito lasciato le canzoni incompiute per dare un effetto più grezzo, sporco, più blues. Oppure, volendo essere più maliziosi, potremmo sospettare che Jack stesse attraversando una crisi di creatività e che sperasse in qualche guizzo di genio in fase di registrazione. Certo è che, se il blues è la musica del diavolo è meglio che Jack, dato il titolo 'Get Behind Me Satan' ('Vade retro, Satana'), non vada tanto in giro a cercare un esorcista e che il demonio se lo tenga seduto vicino a lui in studio. “Blue Orchid”, primo singolo e apertura dell’album, ha sicuramente il diavolo in corpo ed è appena un gradino sotto a “Seven Nation Army”. “The Nurse” ha un’atmosfera calypso grazie alla marimba, ma gli inserti di chitarra e di batteria ci ricordano che siamo nel disco dei White Stripes di Detroit, USA, altro che orchestrina dei Caraibi. “My Doorbell” insieme a “Forever For Her (Is Over For Me)” che sta tra Marc Bolan e il Bowie glam, sono i pezzi migliori. Dopo di che arriva l’acustica “As Ugly As I Seem”. Qui le percussioni sono affidate in perfetto stile folk alla mano che batte sulla cassa della chitarra, e finalmente Meg ci concede un momento di sollievo dai suoi “starnuti” di batteria. Poi da “The Denial Twist” (titolo quanto mai sintomatico) il disco prende una svolta monotona. Per quanto tutte di buon livello, le altre canzoni non portano nulla di nuovo. Sono quelle che Jack ha iniziato a casa e per le quali, una volta in studio, non gli si è accesa la lampadina. Ma si sa, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. (Ilaria Amato)