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CARA  "Respira"
   (2016 )

Bisogna ammetterlo: il mondo interiore femminile registra un tourbillon di sentimenti e stati d’animo superiore a quello maschile a tal punto che non c’è partita. Vuoi per la diversa struttura endocrina, vuoi per la necessità di elaborare le tante idee organizzative per il quotidiano, e soprattutto per la capacità di sostare nel silenzio per ascoltare e catturare indizi preziosi per la propria esistenza. Ma Daniela Resconi, in arte Cara, è andata oltre. Forse, fin troppo. Con questo suo debutto “Respira” è come se avesse applicato un fonendoscopio al suo cuore e lo avesse auscultato e tentato di svuotarlo di tanti pesi, derivanti da turbamenti, debolezze, colpe e dagli sbagli. E’ un benessere che, semmai arrivasse, durerebbe poco se non ci si lavorasse costantemente. Lei stessa lo ammette nei testi, alquanto criptici al primo impatto ma meno enigmatici dopo ripetuti ascolti. A tal proposito, “Una versione migliore” è un esempio straordinariamente eloquente di come si possa sognare di essere una persona migliore facendo però poco per diventarla, perché si aspetta che sia un’entità impalpabile a beneficiarci. Ed infatti Daniela in “Big Bang” auspica trepidante l’arrivo di un nuovo destino da compiere, come se dovessero esplodere nell’imminente nuove dritte per l’anima. Ma attenzione a non isolarsi troppo, perché in “Regina” c’è lo scotto dell’asocialità da pagare se ci si ritaglia un mondo invalicabile, quasi snobistico. In sostanza Cara insegue in tutte le 11 tracce una lapalissiana chimera: quella di schiacciare un semplice tasto per resettare tutti i disagi fuorvianti della coscienza e del cuore. Poi, come spesso succede, è troppo facile dare la colpa agli altri: spesso l’errore è nostro ma si fa una fatica boia a riconoscerlo, verso il prossimo e verso sé stessi. Ascoltate “Non guardarmi”, ed il concetto si illuminerà. L’album (che giunge dopo la pubblicazione di due e.p.) spazia da ambientazioni crepuscolari e claustrofobiche a sonorità psichedeliche e new-wave anni ’80, ammiccando a Siouxie & the Banshees in “Ti fai male solo tu” e soprattutto in “Mi apri la testa”, piacevolmente easy e leggera. Se Daniela non avesse insistito troppo sulla cupezza degli arrangiamenti non si sarebbe forse avvertita quella sensazione del “manca qualcosa”, ma con la sua spiccata sensibilità d’artista siamo certi che in futuro saprà apportare le giuste migliorie. Tuttavia, per il coraggio di recitare un raro “mea culpa” a cuore aperto e per il grande sforzo messo in campo, questo “Respira” risulterà prezioso per chi è stanco di riflessioni superficiali e di orgoglio logorante: che nulla crea, tutto si distrugge e nulla si trasforma. Meditate gente… meditate! (Max Casali)