recensioni dischi
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ENRICO BEVILACQUA  "Brooklyn"
   (2016 )

Al termine di una fase di carriera che l’ha visto girare lo stivale con la Natascia Bonacci Band, il bassista Enrico Bevilacqua ha pubblicato il suo primo disco da solista, alla cui produzione hanno partecipato anche numerosissimi musicisti di fama mondiale. Bevilacqua possiede un corposo bagaglio di esperienze e il suo talento non è certo una novità, ma i tanti ospiti concorrono a realizzare un prodotto di assoluto spessore. “Brooklyn” è caratterizzato da un perpetuo oscillare fra quel funk di cui Bevilacqua è sicuramente uno dei massimi esponenti in Italia e un jazz morbido e vellutato. Nel mezzo, si stagliano le irresistibili parti vocali che contribuiscono a rendere l’ascolto del disco più che mai gradevole. La titletrack permette di calarsi immediatamente nel mood-“Brooklyn”, e subito risulta preziosa la partecipazione con Keith Anderson e Patches Stewart: è uno strumentale che si schiude nel mezzo e cresce d’intensità nel finale. Il cantato di “Summer Sunrise” coinvolge ed entra subito nella pelle di chi ascolta, mentre i fiati dominano “Can’t Hide Love”, pezzo dal ritmo più sostenuto e con una parte vocale ancora parecchio efficace. La delicatezza di “Caravan” apre la strada a “Beauty And The Beast”, che prosegue sulla scia del pezzo precedente unendo virtuosismi pianistici a una chitarra sugli scudi. Più complessa la trama della conclusiva “Bad News”, fra cambi di ritmo frequenti, sovrapposizioni e una meravigliosa sensazione di collettività armonica e affiatata. “Brooklyn” è un disco che lascia con l’amaro in bocca solo in quanto troppo breve, perché immediatamente dopo la sua fine nasce il desiderio di riascoltarlo una volta di più: tecnicamente impeccabile, e contemporaneamente fruibile, la speranza è che possa arrivare a un’ampia fetta di pubblico, dato il suo grande spessore. (Piergiuseppe Lippolis)