recensioni dischi
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CHRISTOPHER CHAPLIN  "Je suis le ténébreux"
   (2016 )

Lavoro a vocazione alta e sperimentale che travalica i limiti concessi talora alla musica vergata su disco, “Je suis le ténébreux”, registrato tra Parigi ed Albione, segna il vero e proprio debutto solista di Christopher James Chaplin, artista ben noto nel ristretto novero degli avanguardisti contemporanei nonché, per le cronache, ultimo degli otto figli di terzo letto dell’indimenticato Charlie. Mini-suite in quattro lunghi movimenti, l’opera si avvale della collaborazione di numerose figure di spicco nel panorama avant, in primis quella con il seminale guru dell’elettronica (e non solo) Hans-Joachim Roedelius, protagonista insieme a Christopher di un duraturo e fruttifero sodalizio cementato in anni di studio, sviluppo, esibizioni intorno al mondo. Incentrata sulla vicenda della Pietra di Bologna, misteriosa iscrizione in latino risalente al sedicesimo secolo ed incisa su una lapide attualmente custodita nel Museo Civico Medievale nel capoluogo felsineo, l’opera si muove tortuosa lungo una contorta commistione stilistica che accosta elementi di elettronica minimalista, suggestioni cameristiche, incursioni nella lirica (ospiti il soprano Judith Chemla ed il tenore italiano Pino Costalunga), fremiti crepuscolari ed una generale predisposizione ad essere letta ed interpretata quasi come la sonorizzazione di una immaginaria piece teatrale. Costruzione colta ed elitaria svincolata da qualsiasi logica di immediatezza o fruibilità, “Je suis le ténébreux” si snoda cupo tra recessi insondabili proponendo un interessante - sebbene impervio - excursus nei labirinti mentali di un autore refrattario a qualsiasi categorizzazione, fulgido esempio di una poetica complessa, a tratti impenetrabile. (Manuel Maverna)