recensioni dischi
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I LUF  "Delaltèr - Verso un altro altrove"
   (2016 )

Entrati da poco nel quarto lustro della loro storia, i Luf ormai per tanti non hanno più bisogno di presentazioni. La formazione lombarda occupa ormai da anni un ruolo di spicco nella scena folk rock italiana, grazie a uno stile inconfondibile che affonda le sue radici nel rock e attinge molto dalla tradizione del folk irlandese e di gruppi storici come i Pogues. Ma i Luf sono anche una formazione prolifica e che, da sempre, ha mostrato una particolare attenzione per la scrittura: ce lo conferma anche la loro ultima fatica discografica, intitolata “Delaltèr - Verso un altro altrove” e pubblicata il 20 Giugno 2016, giornata mondiale del rifugiato. La scelta è tutt’altro che casuale, visto che il viaggio è proprio il tema centrale del concept (doppio) e viene analizzato sotto molti punti di vista sempre con grande sensibilità. Dall’introduttiva “Verso Un Altro Altrove” (presente in versione folk e in versione rock), una sorta di incipit al mood generale del disco, si passa a “Lampecrucis”, non troppo celato riferimento a quella Lampedusa pensata come punto d’accesso a una vita migliore ma in realtà spesso inizio di un altro lungo calvario. “Ave Maria Migrante” è uno dei momenti migliori del disco: viene dipinta una Madonna madre di tutti i clandestini, secondo una visione del tutto laica, con una soluzione un po’ alla De Andrè. Il cuore del disco propone una sorta di inno al perdersi (“Delaltèr”), uno sguardo al di là dell’Atlantico (“Questa Macchina”), la leggenda di Giorgio Vicario Bullo di Pisogne (“Don Vecare”), la storia di musicisti girovaghi e di amici perduti (“Stelle”, “La lüna le ‘na randa mata”), racconti amorosi (“Signora dai Lunghi Pensieri”), la riproposizione di un canto brasiliano (“Camminando e Cantando”) e la poesia finale (“Bare A Vela”). Nel secondo disco, invece, troviamo suoni acustici e, in più, anche due canti popolari (“O Pescator Che Peschi”, “Stella Clandestina”). “Delaltèr” è un disco tutto da ballare e tutto da cantare, permeato da un mood allegro e da suoni irresistibili, curato in tutte le sue forme e reso grande anche da un ottimo songwriting. È davvero un grande ritorno per i Luf. (Piergiuseppe Lippolis)