recensioni dischi
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CARLO MARTINELLI  "Caratteri mobili"
   (2016 )

Ho accettato di recensire questo e.p. di Carlo Martinelli, non solo per l’ottima prova rappresentata da questo lavoro ma anche per l’aspetto riflessivo che Martinelli ci propone per mezzo di Gutenberg, precursore della stampa dei “caratteri mobili”, dove tutto può essere modificato e cambiato per dare un nuovo senso alla frase e, in senso più largo, alla vita. Però, c’è latente un altro risvolto, poiché già il titolo dell'album nasconde un doppio senso: non solo è riferito ai caratteri di stampa ma, in fondo in fondo, i “Caratteri mobili” non siamo noi stessi con le nostre evoluzioni, la nostra crescita, i nostri capricci che ci fanno cambiare in continuazione anche se i nostri atteggiamenti ci sembrano sempre uguali? Quindi, qui c’è in ballo anche il fascino della polisemia, tipica della nostra lingua, che permette una doppia interpretazione di una frase o di un titolo. Prendiamo, ad esempio, il brano “Nella bocca del leone”. Istintivamente si pensa alle fauci del felino, ma il senso può essere anche inteso come “dentro al fiore bocca di leone”, no? Quindi, se non vi piace soffermarvi meramente sull’aspetto musicale di questi 5 pezzi, mettetevi in gioco per estrapolare altri sensi testuali e vi delizierete con un ascolto diverso. Lo stile di Martinelli fa piacevolmente rivivere quello di Rino Gaetano nei brani meno noti, dove Rino cercava un’espressività decisamente alternativa e sarcastica. In aggiunta, Carlo ci mette un nuovo risvolto ed elementi di sorpresa, come l’opener “Un banale fatto di cronaca” che apre con un passaggio jazz per poi sfociare nel bel cantautorato tradizionale con annesso un controcanto a due voci, che ci riporta nelle atmosfere Battistiane di “Pensieri e parole”. Gli altri episodi Martinelli li imposta su tessuti minimali per poi arredarli con improvvisi sfoghi di rabbia, al contempo astiosi ma carichi d’amore, tesi sempre al perseguimento del metterci in guardia dal pericolo di isolanti solitudini e inquietudini sociali. Chiude la cinquina di brani un titolo di Orwelliana memoria: “1984”, un mantra ossessivo condito per lungo tratto da chitarre distorte in chiave noise. Insomma, per essere (come lui stesso dichiara) una ex stella del tennis, ritiratosi dopo la disfatta a Wimbledon con McEnroe, Martinelli ha invece scoccato un altro servizio vincente: Ace! (Max Casali)